«Resistiamo. Lo facciamo restando nei nostri campi, continuando a coltivare le nostre terre, per mostrare che si può resistere in modo pacifico anche alle violenze di uno stato fascista come quello di Israele». Così afferma Eid Hazelin, attivista e fotografo palestinese della comunità di Masafer Yatta, in occasione di un incontro tra la delegazione di cui fa parte e una rappresentanza della Regione Emilia-Romagna, organizzato dall’associazione Assopace Palestina.

Eid è in viaggio per tutta Italia in occasione della IAW – Israeli Apartheid Week e ripartirà subito in direzione Firenze, per un altro evento. Ci racconta cosa sta succedendo e quali sono i motivi che hanno spinto la delegazione a mettersi in viaggio: «Siamo qui perchè vogliamo diffondere la nostra storia e la nostra situazione, vogliamo che le persone amiche della Palestina conoscano e sappiano cosa sta succedendo».

L’occupazione israeliana a Masafer Yatta e la resistenza non-violenta

Masafer Yatta è una comunità di 12 villaggi nel Sud della Palestina. La sua zona è stata recentemente dichiarata “area di esercitazione militare” e sito di “interesse per la sicurezza nazionale israeliana”. Con questa giustificazione normativa, le milizie israeliane ne hanno presto invaso i territori, cominciando ad espropriare le terre dei palestinesi e demolendo case, scuole, automobili. La popolazione israeliana ha trovato campo semi-libero per insediarvisi e i palestinesi sono stati sempre più sottoposti ad una pressione duplice, difficile da sostenere, se si considera che l’utilizzo della violenza è da sempre una costante delle operazioni israeliane.

La resistenza a Masafer Yatta – tuttavia – è da sempre non-violenta. «Rifiutiamo l’uso della violenza nonostante le forze israeliane ne facciano un uso spropositato – ribadisce Eid – Questo dimostra al mondo che una resistenza pacifica è possibile anche in Palestina».
Alla domanda su cosa si potrebbe fare per parlare di più di Masafer Yatta (e in generale della questione palestinese) anche al di fuori di iniziative come la IAW, Eid risponde che «bisogna portare più persone possibili a Masafer Yatta, per vedere cosa sia esattamente questo apartheid, come funzioni il sistema. Più persone vengono, più persone saranno in grado di parlare di quello che sta succedendo nei propri paesi».

ASCOLTA L’INTERVISTA A EID HAZELIN:

La Regione Emilia-Romagna e gli accordi Iren-Mekorot

La Regione Emilia-Romagna – che ospita la delegazione nei suoi palazzi di via Aldo Moro 50 – afferma di essere a conoscenza di un legame diretto che la collega alla questione affrontata durante l’incontro. Lo scorso 10 gennaio, infatti, è stato stretto un accordo commerciale tra Iren – una delle grosse multiutility della Regione – e Mekorot, la principale azienda israeliana attiva nel campo degli interventi idrici e della cybersicurezza, per “scambio di conoscenze e tecnologie”. Quest’intesa potrebbe esasperare un’altra persecuzione a cui sono sottoposti i palestinesi, cioè la privazione dell’acqua, ancora più grave in un territorio già martoriato da violenza e povertà.

In Israele, Mekorot ha assunto dal 1982 il controllo delle risorse idriche palestinesi, prima gestite dall’esercito israeliano, al prezzo simbolico di uno shekel, equivalente a 26 centesimi in euro attuali. A prezzi diversi, rifornisce d’acqua il 90% della popolazione, rivendendo alle comunità palestinesi l’acqua che scorre loro sotto i piedi – e comunque in minima parte. Secondo le campagne Stop The Wall e Who Profits, infatti, la differenza nei consumi è altissima: 350 litri al giorno per un israeliano in Israele, 400 per un colono nei Territori, 60 litri per un palestinese in Cisgiordania (quando il minimo previsto dall’Organizzazione mondiale della Sanità è 100 litri).

In buona sostanza, in una regione ricca di risorse acquifere come la Palestina, le falde idriche vengono prosciugate per fornire tali risorse alle colonie israeliane. Una società come IREN, unita alle amministrazioni che la controllano, rischia quindi di aggravare ulteriormente una situazione che prosegue ormai da decenni, aumentando disponibilità economiche e tecnologiche di chi attua un vero e proprio apartheid.

A margine dell’incontro, Silvia Zamboni – Vice-presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione, nel gruppo di Europa Verde – ricorda ai nostri microfoni quelli che saranno gli impegni che l’amministrazione regionale porterà avanti per intervenire sulla questione: «Come Regione manderemo una lettera all’ambasciata israeliana in Italia, facendo presente che siamo a conoscenza di questa situazione e la riteniamo indegna e intollerabile. Se, infine, si formerà una delegazione italiana a Masafer Yatta, cercheremo di prendervi parte, perché è fondamentale far sapere loro che non sono isolati».

ASCOLTA L’INTERVISTA A SILVIA ZAMBONI:

Andrea Mancuso