Giovani fermati per strada dalle forze dell’ordine e fotosegnalati, con tanto di fotocamera a riprenderne volto e documento d’identità. È la pratica decisa dalla Questura per prevenire le risse che negli ultimi periodi si sono registrate in zona universitaria. Ma la fotosegnalazione è avvenuta anche in altre zone, al punto che sei consiglieri e consigliere comunali di maggioranza hanno sollevato il problema della pratica discutibile messa in onda dalle forze dell’ordine.
Questa mattina l’incontro del questore Isabella Fusiello con i consiglieri e le consigliere, in cui ha spiegato il senso dell’operazione, che servirebbe da deterrente.
Le fotosegnalazioni preventive delle forze dell’ordine ai giovani
Risale a ieri l’allarme sollevato da sei tra consiglieri e consigliere comunali di maggioranza, Mattia Santori e Mery De Martino, esponenti dei dem di Palazzo D’Accursio, Siid Negash e Giacomo Tarsitano (lista Lepore), Detjon Begaj e Simona Larghetti di Coalizione Civica.
«Le forze dell’ordine a Bologna identificano giovani e adolescenti tramite fotosegnalamento. La scena si è ripetuta nell’ultimo fine settimana in diversi luoghi e piazze della città: in tanti hanno testimoniato di essere stati avvicinati da polizia di Stato e carabinieri e di essere stati fotografati con in mano il documento di identità, sotto minaccia di essere scortati in Questura. Tutto questo senza alcuna motivazione apparente che ne giustificasse la richiesta», hanno scritto i consiglieri e le consigliere.
In particolare, gli interventi delle forze dell’ordine hanno colpito a tappeto giovani che si trovavano per strada, sia in zone calde come piazza Maggiore o via Zamboni, ma anche in luoghi dove non si è mai registrato alcun problema, come al memoriale della Shoah e in via del Pratello. Di qui la preoccupazione che arrivava da Palazzo D’Accursio e che ha spinto gli esponenti di maggioranza a parlare di «un trattamento ancor più grave se pensiamo a quanto hanno vissuto le ragazze e i ragazzi, i quali a fatica stanno riconquistando spazi di incontro e relazione dopo due anni durissimi, tra isolamento, dad e lacerazione delle loro reti sociali».
E ancora: «Come consiglieri non possiamo che essere preoccupati di fronte a questa strategia che rischia di criminalizzare indiscriminatamente un’intera fascia d’età, convinti che la linea portata avanti fin qui di non rincorrere solamente l’emergenza ma di immaginare risposte strutturali sia la linea sulla quale insistere», affermano i sei esponenti della maggioranza che sostiene il sindaco di Bologna, Matteo Lepore.
Questa mattina, invece, l’incontro con il questore Fusiello. «Il questore si è offerta di incontrarci e la cosa è stata molto positiva perché abbiamo potuto prendere informazioni e capire il senso di queste operazioni», racconta ai nostri microfoni Larghetti.
Nello specifico, si tratta di una serie d’indagini e di azioni deterrenti e di prevenzione delle risse avvenute nelle settimane scorse. «Questa attività di identificazione, come ci ha spiegato il questore, si inserisce in questa macro indagine in cui si cerca di incrociare i dati tra chi viene fermato e chi ha riportato comportamenti scorretti».
Secondo Fusiello questa strategia ha pagato, dal momento che nelle ultime settimane non si sono più registrate risse in città. Consiglieri e consigliere comunali, però, hanno evidenziato le situazioni critiche che erano state segnalate, come l’atteggiamento intimidatorio di alcuni agenti e l’assenza di informazioni sul perché i giovani venivano fermati e identificati.
«Siamo rimasti d’accordo che continueremo a fare presente le situazioni che non si svolgono nel clima migliore», commenta Larghetti.
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