Futuro: femminile, plurale. Lavoro, parità di genere, sicurezza”. È il titolo di un convegno in programma per domani, all’interno di Ambiente Lavoro, la manifestazione incentrata sulla sicurezza sul lavoro che va in scena dal 22 al 24 novembre a Bologna Fiere. Tra i focus della manifestazione, il ruolo strategico delle nuove tecnologie, l’inquinamento prodotto dai dispositivi di protezione individuale come le mascherine, ma anche, appunto, la salute e la sicurezza delle lavoratrici. Un tema che, dati Inail alla mano, merita un’analisi e porterà alla creazione di un think tank su donne, sicurezza e benessere sul lavoro.

Sicurezza sul lavoro, una questione di genere

Se le donne figurano tra le categorie che, durante la pandemia, hanno accusato maggiormente il colpo a livello economico, dai dati Inail emerge che sono anche quelle che sono state più colpite dai contagi professionali da Covid-19: su quasi 300mila denunce di infortunio a causa del virus dall’inizio dell’epidemia, ben il 68% sono femminili. Un dato in controtendenza rispetto a quanto si osserva complessivamente nelle denunce di infortunio sul lavoro, che coinvolgono molto di più gli uomini delle donne. La spiegazione è da ricercare nella prevalenza di donne in settori produttivi con contagio più frequente e diffuso, in particolare l’ambito socio-sanitario e le molte attività che vi gravitano attorno, come la pulizia degli ambienti, nonché in professioni contraddistinte dal contatto prolungato con gli utenti, tipico delle addette alle vendite o delle operatrici allo sportello.

Dal quadro generale emerge che le lavoratrici si infortunano di più in settori quali i servizi domestici e familiari (colf e badanti), nella sanità e assistenza sociale, nel settore manifatturiero (in particolare, confezionamento di articoli di abbigliamento), nel commercio e nell’amministrazione pubblica, caratterizzati da un’alta componente occupazionale femminile.
Ma un dato sorprendente riguarda gli incidenti in itinere, cioè nel tragitto tra casa e lavoro, che vede la prevalenza femminile: 23% contro il 12% dei maschi.
«Contrariamente al vecchio adagio, le donne sono più prudenti alla guida, come ci conferma il mondo assicurativo – osserva ai nostri microfoni Marinella Pavarelli, project manager di Ambiente Lavoro – La spiegazione può essere ricercata nel sovraccarico che le donne vivono nella gestione quotidiana di vita professionale e vita famigliare che incide negativamente sulla sicurezza alla guida».

Nella settimana che conduce al 25 novembre, Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è interessante prestare attenzione anche agli infortuni per aggressione sul lavoro, che riguardano le lavoratrici. Tra le cause di infortunio le aggressioni e le minacce ricoprono il 5% di quelle riconosciute, ma il dato potrebbe essere sottostimato perché non tutte le lavoratrici denunciano. Anche qui, oltre il 60% delle vittime svolge professioni sanitarie e assistenziali, seguito a distanza da insegnanti e specialista dell’educazione-formazione, impiegate postali, personale di pulizia e addette ai servizi di vigilanza e custodia.

Se le malattie professionali denunciate dalle donne sono circa la metà di quelle maschili, i disturbi psichici-comportamentali, come quello post-traumatico da stress, sono le uniche malattie denunciate dalle donne che superano, seppur di poco, quelle maschili. Il 72% delle malattie professionali riconosciute alle donne riguardano l’apparato muscolo scheletrico e sono concentrate nelle attività manifatturiere, nella Sanità e nel Commercio. Infine l’età media per le donne alla denuncia di malattia è di 54 anni contro i 57 anni per gli uomini.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARINELLA PAVARELLI: