Davanti all’Ufficio scolastico, davanti al Comune e davanti all’Arcidiocesi. Sono tre le tappe della protesta di lavoratrici e lavoratori dell’Istituto Santa Giuliana di Bologna in occasione dello sciopero promosso da Flc-Cgil e Fp-Cgil. A rischio, infatti, ci sono 27 posti di lavoro e 60 posti letto di studentesse ospiti del convitto perché la Congregazione dell’istituto, che è una scuola paritaria privata cattolica, ha annunciato la chiusura ed ha espresso la volontà di vendere l’immobile.

Istituto Santa Giuliana, lo sciopero delle lavoratrici

Oggi alle 10.00 è iniziata la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici dell’Istituto Santa Giuliana in occasione dello sciopero promosso da Flc-Cgil e Fp-Cgil contro l’assenza di informazioni sul destino dell’immobile – di cui è stata dichiarata la vendita a novembre scorso – e del destino di lavoratrici e lavoratori, per i quali non ci sono ancora soluzioni in grado di garantire la continuità occupazionale.

«In questa regione ci sono dei patti, tra cui il patto per il lavoro, firmato dall’Ufficio Scolastico, dal Comune di Bologna, dalla Regione e dall’Arcidiocesi – spiega ai nostri micorofni Matteo Negri della Flc-Cgil di Bologna – che dice che il lavoro e la salvaguardia del posto di lavoro vengono prima di tutto». Lavoratrici e lavoratori si sentono presi in giro dalla Congregazione, che non rispetta il patto e non fornisce risposte sul destino dei lavoratori, ostacolando inoltre la salvaguardia occupazionale con operazioni «non trasparenti rispetto alle quali non ci dicono nulla» continua Negri.

La chiusura nonostante i finanziamenti pubblici alla scuola privata

L’Istituto Santa Giuliana ospita una scuola dell’infanzia, una scuola primaria e un convitto. A novembre scorso ne è stata annunciata la vendita da parte delle Suore Mantellate Serve di Maria di Pistoia, che hanno giustificato la decisione con il crollo delle vocazioni. Una spiegazione, però, che non convince i lavoratori e i sindacati. «Questa è una scuola che ha usufruito di milioni di euro di finanziamenti pubblici in virtù della parità scolastica, provenienti in parte dal Ministero dell’Istruzione, in parte dal Comune di Bologna. Ci chiediamo se sia ragionevole che un soggetto che usufruisce della parità scolastica decida di chiudere i battenti da un minuto all’altro e non debba rispondere socialmente di questa scelta dopo aver usufruito di milioni di euro di finanziamenti» osserva il sindacalista.

La situazione appare critica sia per i 27 lavoratori di cui sono a rischio i posti di lavoro e per i quali non è garantita la continuità occupazionale, sia per 60 studentesse ospiti del convitto dell’Istituto che, alla fine di questo anno scolastico, perderanno il posto letto in una città da tempo scenario di un’emergenza abitativa non indifferente. Oltre al futuro scolastico di alunne e alunni della scuola primaria, che dovranno trovare un altro istituto.
La Cgil nella vertenza ha già attivato un tavolo di salvaguardia, ma dal confronto con la controparte non è uscita una soluzione.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MATTEO NEGRI:

Francesca Ferrara