Il tema dell’energia è diventato centrale in questo 2022. Da un lato i cambiamenti climatici continuano ad essere un’emergenza, la cui ultima manifestazione sul nostro territorio si è palesata con un’ondata di caldo anomalo a maggio. Della necessità di procedere verso una transizione energetica si è accorta persino l’Ue, che a ciò vincola risorse nel Pnrr e lavora sul “Green Deal” europeo.
Dall’altro lato, però, la guerra in Ucraina ha mostrato la fragilità dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese, che ora cerca di sostituire in qualche modo il gas russo.

La proposta di legge dal basso per l’autonomia energetica e anticoloniale

«Il problema si può risolvere sono attraverso una transizione alle energie rinnovabili», osserva ai nostri microfoni Leonardo Setti, ricercatore sui temi energetici dell’Università di Bologna ed esponente della Rete Emergenza Climatica e Ambientale (Reca). È proprio Setti, infatti, il relatore della proposta di legge di iniziativa popolare sull’energia, una delle quattro proposte per cui Reca e Legambiente stanno raccogliendo le firme in queste settimane (qui gli approfondimenti su acqua e rifiuti).

«Le rinnovabili hanno tanti pregi – afferma il ricercatore – ma l’unico limite è quello di aver bisogno di superficie e per fare questo abbiamo bisogno di arrivare al livello locale». Di qui il bisogno di una legge regionale, perché «non ci sarà nessuna grande corporate che farà questo al posto nostro, a meno che non si vada a colonizzare territori di altri. Che sia il sud Italia o il sud del mondo, anche con le rinnovabili si possono fare colonizzazioni».
È per questo che la proposta di legge regionale sull’energia ha un approccio anticoloniale, che al contrario investe gli enti locali dell’obbligo di produzione della maggior parte del proprio fabbisogno energetico.

In particolare, la proposta di legge prevede che ogni territorio si premuri di arrivare a coprire il 70% del proprio fabbisogno attraverso una produzione di energia rinnovabile, mentre il 30% restante sarebbe in capo alla Regione o allo Stato. Qualcosa di esattamente invertito rispetto all’attuale rapporto tra importazione e autoproduzione, dove la stragrande maggioranza del fabbisogno è coperto dall’import, con tutte le conseguenze che stiamo vivendo in questi mesi.
Concettualmente, dunque, i consumatori dovrebbero trasformarsi in “prosumer“, cioè diventare anche produttori di energia proprio grazie alle rinnovabili: un percorso verso l’autonomia energetica che avrebbe anche un impatto positivo sull’ambiente.

Setti insiste anche su altri benefici di questo approccio locale e partecipato: «toglie anche il problema legato all’effetto nimby (not in my backyard, non nel mio giardino ndr), cioè le persone che non vogliono mai che la tecnologia, qualunque tecnologia, a casa loro». Grazie a decisioni non calate dall’alto, ma maturate in seno alla comunità locale, invece, sarà più facile individuare le tecnologie per la produzione di energia rinnovabile più adatte al territorio su cui dovranno sorgere.
Allo stesso modo, questo processo avrà anche l’effetto di responsabilizzare le persone e sensibilizzarle al problema.

«Noi ad esempio dobbiamo stare attenti al consumo di suolo che alcune rinnovabili necessitano, ma che possono essere sostituite con altre tecnologie che non consumano suolo», aggiunge il relatore della proposta di legge.
Quando i processi avvengono altrove, invece, anche la popolazione è meno attenta ai problemi. «Un po’ come quando accettiamo gli impianti di estrazione del petrolio in Nigeria, che devastano il golfo di Guinea – sottolinea Setti – e poi dopo magari ci lamentiamo dei pozzi di petrolio sui nostri territori perché inquinano e provocano danni».

Proprio ieri. intanto, l’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato all’unanimità una legge regionale sulle Comunità energetiche e l’autoconsumo collettivo di energia rinnovabile. La legge individua le “azioni di sistema” e le misure di sostegno e promozione dell’autoconsumo collettivo e delle comunità energetiche, prevedendo l’erogazione di contributi e strumenti finanziari che accompagnino le comunità dalla costituzione e progettazione, fino all’acquisto e alla installazione degli impianti di produzione e accumulo. Sono inoltre previste iniziative di comunicazione, informazione e partecipazione dei cittadini sui temi dell’energia rinnovabile.

ASCOLTA L’INTERVISTA A LEONARDO SETTI: