Bill Frisell

L’incontro tra musica e film ripete la sua magia nell’incontro tra Bill Frisell e Bill Morrison

Nel bel luogo dell’estate bolognese arriva il trio di Bill Frisell con la colonna sonora del film THE GREAT FLOOD di Bill Morrison. Le immagini d’epoca parlano dell’inondazione più distruttiva del Mississippi nel 1927, con 27.000 mila miglia quadrate di allagamento: la forza dell’acqua, le case abbandonate, persone sui tetti, animali terrorizzati, speculatori in cilindro, lacrime delle comunità più povere, gente senza più un futuro. Il film di Bill Morrison si avvale di una sound track d’eccezione composta ed eseguita dallo stesso Bill Frisell

Questo chitarrrista, accompagnato dai perfetti Tony Scherr al basso elettrico e Kenny Wollesen alla batteria e vibrafono, da tempo ha per lo più abbandonato la classicità dell’avanguardia jazzistica per immergersi nelle auree counthry di una certo mondo yankee del sud. Il musicista non è certo nuovo a sonorizzazioni filmiche, basti pensare al suo accompagnamento per le comiche mute di Buster Keaton. Rispetto al quel doppio cd, oggi la musica espressa, sempre comunque molto legata alla counthry song, è più intrisa di blues, quasi a sottolineare l’impossibilità di tracciare confini tra la black music e quella popular bianca. Le composizioni sono via via malinconiche, dolci, inquietanti, rappacificanti. Non mancano, nell’esecuzione adamantina del trio, momenti importanti, con un crescendo finale di vaglia ed assoli di grande qualità, un percorso che seguendo le immagini, sfocia al fine in quel Old Man River che sintetizza tutta la durezza di un popolo che vive del fiume e del fiume muore.

Il connubio immagine/suono riesce, quegli antichi volti riprendono vita con le note del gruppo.

Del chitarrista si è detto molto, anche che Bill Frisell sarebbe ancor più grande se non facesse pure cose troppo orecchiabili, ma che se non facesse cose pure troppo orecchiabili non sarebbe Bill Frisell.

La drammaticità del The Great Flood cancella il rischio del post moderno ad oltranza e l’incontro con la musica ci presenta un popolo nord americano così lontano dai clichè dei grattacieli newyorkesi.

Una bella serata vissuta al Botanique, forse con l’unica pecca di un biglietto un po’ caro per stare seduti sull’erba…