Una coalizione internazionale di ong, di cui fa parte Rete Italiana, Disarmo ha sporto una denuncia penale contro la filiale italiana di una fabbrica di bombe e contro l’autorità del nostro Paese per un attacco in Yemen dell’Arabia Saudita, a cui rifornimmo armamenti, che provocò sei vittime. Nel frattempo Sgb e Cub di Bologna promuovono per domani un presidio davanti al consolato francese contro la guerra in Siria.

I pacifisti prendono coraggio e danno vita ad azioni contro la guerra. Due i fronti che si registrano nelle ultime ore: una denuncia penale e diverse mobilitazioni di piazza.
Il primo riguarda la guerra in Yemen. Una coalizione internazionale di ong, di cui fa parte Rete Italiana Disarmo, ha sporto una denuncia penale contro RWM Italia S.p.a, filiale italiana del produttore di armamenti tedesco Rheinmetall AG, e contro l’Autorità Nazionale per le autorizzazioni all’esportazione di armamenti (Uama) per un bombardamento in Yemen.
Il secondo riguarda invece delle mobilitazioni che domani si terranno in diverse piazze d’Italia, tra cui Bologna, promosse dai sindacati di base contro la guerra in Siria.

Alle 3:00 dell’8 ottobre 2016, un raid aereo condotto verosimilmente dalla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita ha colpito il villaggio di Deir Al-Hajari, situato nello Yemen nord-occidentale. L’attacco aereo ha ucciso una famiglia di sei persone, tra cui una madre incinta e quattro bambini. Sul luogo dell’attacco sono stati rinvenuti dei resti di bombe e un anello di sospensione prodotti da RWM Italia S.p.A., società controllata dal produttore tedesco di armi Rheinmetall AG. Per far luce sul contributo fornito da soggetti italiani nel suddetto attacco aereo mediante l’esportazioni di armi italiane, oggi l’European Center for Constitutional and Human Rights, insieme alla Rete Italiana per il Disarmo e all’organizzazione yemenita Mwatana Organization for Human Rights, hanno presentato una denuncia penale alla Procura della Repubblica italiana di Roma.

Nella denuncia si chiede che venga avviata un’indagine sulla responsabilità penale dell’Autorità italiana che autorizza le esportazioni di armamenti (Uama) e degli amministratori della società produttrice di armi RWM Italia S.p.A. per le esportazioni di armamenti destinate ai membri della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita coinvolti nel conflitto in Yemen. Tutte le parti coinvolte nel conflitto nello Yemen hanno ripetutamente violato i diritti umani e la popolazione civile sta affrontando una crisi umanitaria di vaste proporzioni. Numerosi attacchi aerei sferrati dalla coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita sono stati giudicati dalle Nazioni Unite in violazione del diritto umanitario internazionale.

“Le esportazioni di armi ancora in atto da parte dei Paesi europei favoriscono l’uccisione di civili, mentre società come la tedesca Rheinmetall AG e la sua filiale italiana RWM Italia S.p.A. traggono vantaggio da questo business. Allo stesso tempo, i Paesi esportatori forniscono aiuti umanitari alla medesima popolazione colpita da queste armi. L’ipocrisia è sconcertante e si protrae a causa della mancata attuazione del regime normativo europeo sul controllo delle esportazioni di armi in relazione ai diritti umani –  afferma Miriam Saage-Maaß, vice Legal Director di Ecchr – È pertanto di fondamentale importanza avviare un’indagine sulla responsabilità penale per queste esportazioni di armi e le relative autorizzazioni”.

Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo aggiunge: “Nonostante le violazioni segnalate in Yemen, l’Italia continua ad esportare armi verso i membri della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita. Ciò è contrario alla Legge italiana n.185/1990, che vieta l’esportazione di armi verso paesi in conflitto armato. Inoltre, è in contrasto con le disposizioni vincolanti della Posizione Comune dell’Unione Europea che definisce norme comuni per il controllo delle esportazioni di attrezzature militare e contro le prescrizioni contenute nel Trattato internazionale sul Commercio delle Armi”.

Nell’ambito della giornata contro la guerra, organizzata dal sindacalismo di base dopo il bombardamento contro la Siria da parte di Usa, Inghilterra e Francia, inoltre, Sgb, Cub e Usi-Ait invitano “tutte le lavoratrici, i lavoratori, le organizzazioni sindacali, sociali e politiche”, a partecipare domani, dalle 17.00, al presidio organizzato a Bologna sotto il consolato francese in via Solferino (angolo via d’Azeglio). Altre manifestazioni sono previste a Roma, Milano, Torino, Vicenza, Napoli.

“Scendiamo in piazza perché l’Italia non partecipi alla guerra e non conceda le basi militari per gli interessi guerrafondai di Trump, Macron e la May”. I sindacati di base rivendicano “il diritto ed il dovere di mobilitarci e prendere parola contro quei poteri che vogliono scatenare una guerra mondiale come risposta, attraverso i lutti e la miseria, alla crisi economica che loro stessi hanno creato”. L’Italia, aggiungono “non deve essere complice della politica di aggressione Usa, come lo è stata in passato a causa della propria internita’ alla Nato, nonostante la Costituzione ripudi la guerra”.

Aderisce al sit-in la sezione di Bologna del Partito comunista dei lavoratori. E una presa di posizione contro la guerra in Siria la chiedeva anche la consigliera comunale di Coalizione civica Emily Clancy due giorni fa con un ordine del giorno presentato nell’aula di Palazzo D’Accursio che peò è stato mandato in commissione.