La battaglia contro la cementificazione di una settantina di ettari per la realizzazione del polo logistico di Altedo, frazione di Malalbergo, si sposta sul terreno giuridico. Dopo le irregolarità ambientali di cui aveva parlato nel marzo scorso l’assessora regionale alla Pianificazione Territoriale Barbara Lori, ora Legambiente, Wwf e Associazione Primo Moroni hanno presentato un’istanza di annullamento della delibera con cui fu modificato l’accordo di programma in Città Metropolitana e nei Comuni della provincia.
In particolare, il documento potrebbe contenere una dicitura sbagliata sullo stato dei terreni su cui dovrebbe sorgere il polo logistico, tale da aver potuto trarre in inganno i consiglieri che l’hanno votato.

Polo Logistico di Altedo, tutto ruota attorno al “terreno incolto”

Come già vi segnalavamo nel gennaio scorso, nella delibera approvata dai consigli comunali e dal consiglio della Città Metropolitana, compariva questa dicitura: “dalla relazione paesaggistica presentata si evince che: l’area risulta essere un terreno agricolo di ex risaia, poi orientato a seminativo ed oggi incolto“.
«In realtà la stessa relazione paesaggistica cui si fa riferimento nell’atto dice che l’area è adibita a coltivazione di piante da seme, quindi evidentemente non è incolta», afferma ai nostri microfoni Luca Girotti di Legambiente.
Una frase falsa, insomma, che avrebbe potuto orientare la decisione di chi doveva esprimersi sul progetto di realizzazione dell’hub stesso.

«È nella disponibilità di ciascun amministratore anche ritenere opportuna la costruzione di un polo logistico su un’area agricola coltivata – osserva Girotti – Però qui l’amministratore era convinto che quell’area fosse incolta».
Di qui l’idea di impugnare la delibera e presentare un’istanza di annullamento, che è uno strumento nelle mani dei cittadini per segnalare illegittimità negli atti pubblici tali da poter esporre in futuro le stesse Amministrazioni a contenziosi legali.
«È nell’interesse del cittadino – sottolinea l’esponente di Legambiente – ma anche nell’interesse della Pubblica Amministrazione».

Dal canto suo, la Città Metropolitana ha fatto sapere, attraverso una risposta firmata dalla responsabile del procedimento, l’architetto Maria Grazia Murru, che si riserva sessanta giorni per verificare.
Ciò significa che, qualora fossero ravvisate le illegittimità sollevate da ambientalisti e cittadini, la delibera potrebbe anche essere annullata, azzerando di fatto l’iter del progetto del polo logistico.

Un problema che non riguarda solo Altedo

Da quando fu sollevato il caso del polo logistico di Altedo, molte sono state le prese di posizione della politica, non solo a livello provinciale. Emilia-Romagna Coraggiosa ed Europa Verde, in Regione, hanno manifestato la propria contrarietà all’opera e diverse sono state le iniziative della società civile per sottolineare l’impatto del progetto, soprattutto in termini di consumo di suolo, traffico e inquinamento, a fronte di una promessa di posti di lavoro, sostenuta principalmente dalla sindaca di Malalabergo, Monia Giovannini.

Il problema, però, non riguarda solo Altedo. «Vorremmo fare luce su quello che sta avvenendo su tutta l’area metropolitana di Bologna – sottolinea Girotti – Sono in previsione poli logistici per addirittura 400 ettari, una parte enorme del territorio metropolitano attualmente adibito a suolo agricolo potrebbe essere trasformato in aree cementificate».
Legambiente si interroga quindi sull’idea di sviluppo che il nostro territorio ha per il futuro.

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