“Grazie per avermi accettata come una di voi”. Con queste parole il premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi ha ricevuto la cittadinanza onoraria della città di Bologna per la battaglia non-violenta per i diritti e la libertà del popolo birmano. Il premio Nobel riceve anche una laurea honoris causa.
Cittadinanza Onoraria: Bologna accoglie la San Suu Kyi
Il Comune di Bologna ha conferito oggi la cittadinanza onoraria al premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Un provvedimento che Palazzo D’Accursio aveva adottato già nel 2008, quando la leader birmana si trovava ancora agli arresti domiciliari, e che oggi, in una cerimonia nella Sala del Consiglio comunale, ha trovato finalmente la realizzazione.
Subito dopo Aung San Suu Kyi ha ricevuto la laurea honoris causa conferita dall’Alma Mater.
“Un anno fa in Consiglio comunale abbiamo appreso con gioia la sua elezione nel Parlamento birmano – ha ricordato Simona Lembi, presidente del Consiglio comunale nell’inaugurare la seduta solenne – Per una città come Bologna, che si è battuta più volte per la libertà e la democrazia, era doveroso un riconoscimento ad Aung San Suu Kyi”. Una gratitudine per il suo esempio e anche per il fatto di essere una donna, ha sottolineato Lembi.
Nel suo discorso, il professor Gianni Sofri, promotore dell’iniziativa quando era presidente del Consiglio comunale, ha posto l’accento sulla non-violenza adottata nella sua battaglia dal premio Nobel.
“È un evento storico per Bologna” ha affermato invece il sindaco Virginio Merola, che ricorda anche un libro scritto dalla leader birmana, in cui afferma che essere liberi dalla paura è ciò che consente di battersi per giustizia e diritti.
“Grazie per avermi accettato come una di voi”, ha scandito Aung San Suu Kyi nel suo discorso. Un discorso nel quale c’è stato spazio anche per l’ironia: “A volte si può pensare che sia più difficile governare l’Italia che la Birmania”, e in cui l’accento è stato posto sul collettivo più che sull’individuale. “Ciò che mi ha dato la forza per affrontare anche gli anni più difficili è stato sentirmi parte di una famiglia – afferma Suu Kyi – E voglio ricordare quanti si sono battuti insieme a me, ma a differenza di me non hanno ancora trovato la libertà”.