Sono mesi caldi per chi lavora in ambito educativo e scolastico: da una parte una proposta di legge sull’internalizzazione di alcuni profili scolastici, attualmente appaltati al privato sociale (gli Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione), dall’altra l’avvio dei tavoli per il rinnovo del contratto dei lavoratori della cooperazione sociale. Le aspettative degli operatori coinvolti sono alte; certo, dopo anni e anni di frustrazioni, promesse mancate, illusioni sparse a piene e mani dalle istituzioni, che nella categoria regni un po’ di scetticismo è più che comprensibile. In tanti, stremati da una condizione che non cambia se non per peggiorare, si sono spostati verso altri mestieri: in questo senso la voragine di posti che il sostegno scolastico non riesce a colmare, resta uno degli approdi più frequenti.
La notizia confortante è che chi resta continua a battersi per la valorizzazione di questo mestiere e un po’ in tutto il paese stanno sorgendo collettivi di educatori che si mobilitano per rivendicare diritti e fare pressioni su sindacati e legislatori affinché si muovano nella direzione di rispondere alle solite, sacrosante rivendicazioni. Noi abbiamo sentito Natalina Evangelista, educatrice professionale, del Comitato Diritti Educatori Professionali Puglia.
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Ma di quali stiamo rivendicazioni stiamo parlando? Adeguamento della paga base e dell’orario settimanale al contratto degli Enti Locali, cancellazione della Banca Ore e maternità al 100%, percentuale di ore annue per la formazione, superamento delle notti passive e tutte le altre richieste, inevase da sempre, che ogni mestiere dovrebbe aver garantite per ritenersi almeno dignitoso. Sono poi le stesse rivendicazioni contenute in una piattaforma redatta in vista dell’imminente avvio della contrattazione per il rinnovo contrattuale delle coop sociali, da un insieme di firme del sindacalismo di base https://chng.it/dfNwgpddqs Ce le ha illustrate Laura Castellani di ADL Cobas Rimini.