Giornata storica, per quanto simbolicamente, per i palestinesi. Il Parlamento Europeo s’impegna a riconoscere un futuro Stato palestinese. La Corte di Giustizia Europea (per un errore procedurale) cancella Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Depositata all’Onu, anche se è stato preannunciato il veto Usa, una risoluzione per porre fine all’occupazione israeliana.
Quello che è successo ieri potrebbe aprire la strada alla risoluzione della questione palestinese, o rappresentare l’ennesima dichiarazione d’intenti di un’Unione Europea finora incapace di prendere posizione contro l’occupazione israeliana della Palestina. Il Parlamento Europeo ha riconosciuto “in linea di principio” un futuro stato palestinese. Nella stessa giornata la Corte di Giustizia Europea ha cancellato Hamas dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
“L’Europa non ha imparato niente dall’Olocausto” ha tuonato Netanyahu, profondamente irritato dalla decisione della Corte. La Commissione Europea, dando un seguito alla reazione del premier israeliano, ha dichiarato di continuare a considerata Hamas alla stragua di un’organizzazone terroristica, e ha preannunciato, per bocca della “nostra” Mogherini, che valuterà, dopo un attento studio, se ricorrere in appello contro la decisione della Corte. La posizione della Commissione, però, assume adesso connotati più politici che istituzionali.
Il problema che si pone nel commentare una giornata che, ripetiamo, potrebbe essere storica o assolutamente anonima, è la comprensione delle future iniziative dell’Unione Europea. La “soluzione dei due stati” viene evocata ormai da più 30 anni, ma è diventata, rifacendosi almeno alle evidenze storiche, un modo generico e fumoso per liquidare la vicenda senza prendere impegni precisi. Questa potrebbe essere la fine di quel riconoscimento “in linea di principio” che vuol dire tutto e niente. Sembra difficle, infatti, che l’Unione Europea intraprenda azioni incisive come, ad esempio, il boicottaggio dei prodotti frutto diretto dell’occupazione israeliana, o la negazione dei visti per l’ingresso in Europa ai ministri israeliani che abitano nelle colonie illegali in Cisgiordania.