Social Log prepara una campagna per mettere in evidenza le storture del nuovo calcolo dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) con parametri più stringenti. Si stima che il 20% degli aventi diritto venga escluso dall’accesso alle agevolazioni per asili, mense scolastiche, sanità a domicilio, trasporti e affitto. “Il vero scopo della riforma è diminuire il bacino sociale, facendo sembrare ricco chi non lo è”.
Come fare a tagliare sul welfare? Semplice: basta dire che ci sono meno poveri. Sembra questa, alla prova dei fatti, la ratio che sta dietro alla riforma dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee), entrata in vigore dallo scorso primo gennaio.
Il tempo di far entrare a regime i nuovi parametri e i nuovi meccanismi per il calcolo dell’indicatore economico ed ecco che i primi effetti rivelano un obiettivo che è ben diverso da quello ufficialmente dichiarato, ovvero semplificare la burocrazia, ridurre gli errori e gli accertamenti.
“L’obiettivo vero è quello di ridurre il bacino sociale di chi può usufruire delle agevolazioni per le tariffe o per l’accesso ai servizi, facendo sembrare ricco chi non lo è, quindi riducendo le prestazioni di welfare”, sottolinea Social Log, che sta analizzando i primi effetti della riforma in Emilia Romagna e a breve partirà con una campagna di denuncia.
La realtà attiva nel campo del diritto all’abitare ha effettuato una stima che mette i brividi: con i nuovi parametri, il 20% di coloro che fino a ieri aveva accesso ad agevolazioni potrebbe non beneficiarne più. In questo modo, ad esempio, se 100 famiglie fino a ieri avevano i requisiti per una prestazione di welfare agevolata, da oggi solo 80 avranno questo diritto.
I meccanismi che rendono possibile questa operazione sono molteplici: l’innalzamento dei requisiti di reddito, che aumenta la soglia per l’esenzione o l’agevolazione, la stretta sui parametri per lo stato di famiglia, che tende ad escludere le coppie di fatto o i figli a carico, l’abbassamento delle franchigie per il patrimonio immobiliare, l’inserimento nella nuova Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu) dei redditi esclusi dal credito di imposta, che fanno aumentare il reddito formale rischiando di far perdere i requisiti per l’accesso alle agevolazioni, la riduzione dei documenti producibili con autodichiarazione, fino al tardivo rinnovo delle convenzioni tra l’Inps e i Caf (che ostacola l’assistenza per la compilazione) o i malfunzionamento dei servizi informatici per la compilazione.
Va ricordato, inoltre, che l’Isee non è un certificato obbligatorio e non presentandolo, magari a causa della complessità di compilazione, è come se si denunciasse di essere benestanti, rinunciando ai benefici, alle esenzioni e alle agevolazioni e pagando la tariffa più alta per ciascun servizio.
Tutti fattori che porteranno, secondo Social Log, addirittura ad un peggioramento della situazione di impoverimento generalizzato che è in atto e che generano numerosi problemi pratici. La famiglia in lista d’attesa da vent’anni per un alloggio popolare, ad esempio, potrebbe venire superata da altre proprio per il ricalcolo dei parametri dell’Isee, o potrebbe essere più difficoltoso l’accesso ad agevolazioni per servizi quali asili nido, mense scolastiche, assistenza socio-sanitaria, trasporti e affitto.
Il macro-effetto, dunque, potrebbe essere un ulteriore taglio alle voci di bilancio che riguardano il welfare, proprio per il fatto che, restringendo la catalogazione di una fetta consistente della popolazione considerata fino ad oggi povera, gli utenti dei servizi sociali si ridurrebbero.
Ecco quindi che una riforma presentata ufficialmente come tecnica assume un sapore tutto politico, sapore di Troika.