Il Dl Salvini, ormai legge, rischia di compromettere la salute psicologica dei migranti e il loro accesso alle cure mediche. A lanciare l’allarme è la sezione regionale ER della Società Italiana di Psicoterapia Medica, che si aggiunge al coro di critiche sollevate nei mesi passati da giuristi, attivisti per i diritti umani e migranti stessi.

La Legge Salvini e l’impatto sulle menti dei migranti

Molte sono le critiche che si erano levate fino ad oggi nei confronti del Decreto Sicurezza da parte di giuristi, attivisti per i diritti umani e dei migranti stessi, con manifestazioni come quella di sabato a Bologna. A questa già nutrita schiera di criticità, si aggiunge oggi l’allarme lanciato dalla Sezione Regionale ER della Società Italiana di Psicoterapia Medica, secondo cui il Dl Salvini rischia sia di impedire l’accesso dei migranti ai servizi specialistici di salute mentale sia di incidere sulla condizione psicologica stessa, poiché li espone a condizioni di marginalizzazione ed esclusione sociale.

Al centro delle critiche di psicologi e psicoterapeuti vi sono le indicazioni in merito all’iscrizione all’Anagrafe, necessaria per l’accesso ai servizi ma resa pressoché impossibile per i richiedenti asilo, con il rischio di impedirgli tra le altre cose anche l’accesso ai servizi specialistici di salute mentale. “Il problema è che non essendo iscritti all’anagrafe non hanno diritto all’assistenza ordinaria – spiega il presidente della sezione regionale Giancarlo Rigon – noi siamo dei medici, ci occupiamo della salute mentale delle persone. Adulti e minori. E siamo preoccupati perché in particolare per gli adulti l’iscrizione all’anagrafe è di fatto saltata per i richiedenti asilo. Per i minorenni siamo estremamente preoccupati essendo caduta la possibilità al compimento del loro diciottesimo anno di continuare a proteggerli per ragioni umanitarie – come era possibile prima del decreto – quindi consentendo a loro due o tre anni nei quali potevano completare la formazione, trovare un lavoro e procedere nel processo di integrazione. Adesso noi ci troviamo nella condizione che questi arrivati a 18 anni o sono in condizione di avere un lavoro e pagarsi l’affitto oppure non hanno diritto a nulla. E quindi rischiano intanto di cadere nella clandestinità, e comunque noi li perdiamo come soggetti da seguire e da curare e ne abbiamo seguiti e curati molti. Come è noto la condizione di migrante, nelle condizioni poi in cui avviene, è una condizione estremamente traumatica. Quindi ne escono fortemente provati, adulti o minori che siano ma a maggior ragione gli adolescenti. Questo ti prova per tutta la vita. Quindi hai bisogno di un supporto e di un aiuto di base ma anche specialistico. Quindi di una buona accoglienza e di buoni servizi. Noi li abbiamo ma non possiamo più metterli in pratica”.

Ma il mancato accesso ai servizi non è l’unico problema del Decreto Salvini. Proprio poiché crea una condizione di marginalizzazione e di esclusione sociale, infatti, il decreto stesso rischia di diventare, secondo i medici, una nuova ragione di trauma per i migranti e le migranti. “Noi temiamo molto la condizione di esasperazione della marginalizzazione e dell’esclusione – sottolinea infatti Rigon – perché tu ti trovi nella condizione di cittadino di serie b. Questa è una condizione di inferiorità e di minorità che non fa che esasperare una condizione di sottomissione o di ribellione e comunque di disagio e di malessere, che se già sei una persona provata e più fragile, più vulnerabile, non fa che aggravare che questa condizione qui. Mi sembra tragicamente molto chiaro”.

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