Approvata alla Camera la nuova legge sulla cittadinanza, che ora passa all’esame del Senato. Lo ius sanguinis viene superato attraverso due fattispecie per ottenere la cittadinanza italiana da parte dei minori stranieri: lo ius soli temperato e lo ius culturae. Secondo Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) la legge è “un passo avanti”, ma non mancano le critiche.
La riforma della legge sulla cittadinanza per i bambini nati o cresciuti in Italia ha ottenuto oggi il primo via libera da parte della Camera. Manca dunque l’approvazione definitiva da parte del Senato, e solo allora lo ius sanguinis sarà definitivamente abbandonato. Rispetto al testo originario, la proposta di legge votata oggi ha subito diverse modifiche, frutto di compromessi tra il Pd e il Nuovo centrodestra. Per questa ragione, da più parti non sono mancate le accuse di un compromesso al ribasso che ha portato ad uno ius soli “light”.
Nel merito, la nuova legge sulla cittadinanza introduce lo ius soli temperato e lo ius culturae. Il primo prevede che il minore nato in Italia da genitori stranieri acquista la cittadinanza se almeno uno dei due è in possesso di un permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Questo si ottiene solo se in possesso di un permesso di soggiorno da almeno cinque anni, un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, e un alloggio idoneo ai requisiti di legge.
Lo ius culturae dà invece la disponibilità di ottenere la cittadinanza ai bambini stranieri che abbiano frequentato regolarmente “per almeno cinque anni gli istituti scolastici appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale”.
Secondo Giulia Perin di Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) con la nuova legge “passiamo da una norma molto sfavorevole per i minori, che fino ad oggi possono ottenere la cittadinanza al compimento del diciottesimo anno di età in presenza di molte altre condizioni, ad una norma più aperta e idonea a coprire un’esigenza vera della nostra società, quella di integrare e rendere cittadini chi di fatto vive in Italia, è già integrato, e studia nelle nostre scuole. È sicuramente un cambiamento significativo – afferma Perin – una legge adatta alla realtà del nostro paese. Un passo avanti per una società più giusta e più equa“.
Non mancano però i limiti e le criticità. Il primo aspetto negativo che viene sottolineato da Perin è il campo di applicazione della nuova legge, che “si occupa solo dei minori. Un adulto che a 30 anni arriva in Italia non sarà interessato direttamente da questa legge. Noi chiedevamo che venisse fatta una riforma globale che si occupasse anche degli adulti”.
Nel merito della nuova legge, invece, viene criticata l’impostazione dello ius soli temperato: ovvero l’indicazione del permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo come requisito indispensabile di almeno un genitore. Come detto, questo permesso di soggiorno è strettamente legato a parametri relativi al reddito e all’abitazione. “Siamo contrari a questa restrizione indicata come frutto del compromesso politico – spiega Perin – Lo ius soli non può prevedere un collegamento censitario quale quello legato al reddito dei genitori“. Di fatto, ci saranno bambini stranieri più italiani di altri: “I figli di persone disoccupate o in crisi non possono avere meno diritti. È una discriminazione sbagliata – osserva Perin – e speriamo che il Senato possa porvi rimedio”.