Giuseppe Acconcia giornalista, ricercatore e autore del libro Il grande Iran ci racconta le immediate conseguenze che la morte di Raisi avrà per il paese. Il presidente Ebrahim Raisi è stato emblema di una politica assistenzialista e populista, ma anche il responsabile della sanguinosa repressione che ha seguito la morte di Masha Amini, la studentessa uccisa perché accusata di aver indossato male il velo.

Iran, Raisi verrà celebrato come martire

«Si tratta di un’incidente gravissimo che avrà delle conseguenze per l’intero paese, ma la Repubblica islamica tende a mostrarsi sempre resiliente e attenta alla continuità» racconta Acconcia «per questo si sta già mobilitando per delineare il sostituto di Raisi».

«La base elettorale di Raisi si mobilita a favore di quest’uomo che aveva fatto della politica populista, dell’assistenzialismo, dei sussidi alle classi disagiate la sua chiave di lettura politica» continua il giornalista, che ha vissuto in Iran per alcuni anni. «Si dice già che era un martire, proprio per questa fine tragica che ha avuto, ma non dobbiamo dimenticare che Raisi è anche il responsabile di vari assassini politici degli anni Ottanta e della repressione violentissima delle proteste che hanno seguito la morte di Masha Amini nel 2022».

Se da una parte dunque sarà celebrato come un martire, dall’altra sarà criticato moltissimo, soprattutto gli iraniani all’estero che da sempre contestano la sua figura. Questo incidente poi dimostra anche con particolare chiarezza le carenze di tecnologia e infrastrutturali della Repubblica islamica, perché il presidente viaggiava su un aereo che non aveva i pezzi di ricambio ed era vetusto. «Tutto questo fa capire che la Repubblica islamica vorrebbe giocare un ruolo da protagonista, ma allo stesso tempo al suo interno è piena di fragilità, di carenze dovute a divisioni interne tra conservatori e ultraconservatori».

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