Da oggi, 10 dicembre 2021, apre al pubblico “Innovazione Urbana Lab”, collocato tra Palazzo Accursio e Salaborsa; lo spazio, progettato da Fondazione Innovazione Urbana, con la collaborazione del Comune e dell’Università di Bologna, si pone come luogo di ricerca urbanistica, nella prospettiva diffusa a livello europeo della “città laboratorio“: «per far fronte alle più grandi sfide del nostro tempo – si legge nella presentazione – servono progettualità complesse, competenze nuove, modelli di co-progettazione, partecipazione e condivisione con i cittadini».

La città e i suoi cambiamenti: il percorso espositivo di Innovazione Urbana Lab

Nato all’interno di un processo di riqualificazione e trasformazione, lo Iul si pone dunque l’obiettivo di democratizzare i “big data” prodotti dalla città e dalle persone che la abitano; proprio per questo, lo spazio concesso alla Fondazione ha la duplice forma e scopo di mostra museale e di gruppo di ricerca: sono cinque le zone in cui è diviso il laboratorio (Galleria, Viale, Casa, Studio e Officina), all’interno delle quali vengono esposte infografiche e, teoricamente, ne verranno prodotte di nuove. «La Fondazione mira ad affermare e consolidare sempre di più un proprio ruolo come “cervello collettivo” e snodo cittadino delle trasformazioni urbane, catalizzatore di idee e attività, oltreché luogo di incontro e di discussione fra cittadini, istituzioni pubbliche, associazioni e movimenti, espressioni del mondo economico, sociale e culturale».

Un’iniziativa che si inserisce nel progetto più ampio avviato da Fondazione Innovazione Urbana sin dalla sua fondazione, nel 2018, e che indubbiamente è stato sostenuto da Matteo Lepore, sindaco di Bologna, e Giovanni Molari, rettore dell’Università: inserire Bologna in un contesto globale, rendendola una città competitiva ed appetibile ad un pubblico internazionale. Non a caso si è parlato di “città più progressista d’Italia”: la volontà è quella di attirare capitali, persone, flussi. Proprio da qui derivano i progetti della Fondazione, che possono essere approfonditi sul loro sito, e le politiche urbane avviate dal Comune e sostenute da UniBo negli anni recenti, partendo dal “People Mover” e passando al processo di studentificazione della Bolognina.

L’Alma Mater in questa prospettiva, considerato che è fra i fondatori di Fiu, non poteva che ricoprire un ruolo centrale: secondo Molari questo nuovo spazio «è sicuramente lo strumento che è stato costruito in questi anni per avere un polo comune [fra Comune e Università, Ndr.]. Il laboratorio che inauguriamo oggi è frutto di questa prima collaborazione, che si sviluppa coinvolgendo diversi dipartimenti del nostro ateneo». I cinque ambienti del laboratorio, infatti, sono curati in una prospettiva “multidisciplinare”: hanno collaborato alla loro creazione i Dipartimenti di Storia Cultura e Civiltà, di Scienze Politiche e Sociali, di Architettura e di Fisica e Astronomia.

Tra le criticità emergenti nelle trasformazioni urbane di Bologna la questione della casa, in particolare per gli studenti fuorisede, rappresenta uno dei problemi principali. «Uno degli ambiti trattati dalla mostra è proprio la ricerca “HousingBo” – osserva il direttore della Fondazione, Giovanni Ginocchini – un ricerca prodotta dall’Università insieme alla Fondazione e al Consiglio degli studenti proprio sul tema della casa. Sono stati somministrati questionari più volte. Ciò che si vede è una città molto abitata dagli studenti e una serie di richieste che vengono sia per una migliore accessibilità economica agli alloggi sia per la mobilità e i servizi. Di fatto la ricerca è il primo passo per affrontare il tema in maniera strutturata, un lavoro inedito che non era mai stato fatto».

Francesco Manera

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