WuMing4

In questa puntata di “IndiChe?”, la rubrica di “Vieni avanti creativo” che si interroga su cosa significa essere indipendenti, è intervenuto lo scrittore Wu Ming4. “Non esiste l’indipendenza assoluta, si è indipendenti in virtù delle relazioni che si creano”.

Wu Ming4, cosa significa per voi essere indipendenti?
“Faccio il narratore, insieme al collettivo WuMing. Indipendenza per noi è poter raccontare le storie che vogliamo raccontare, nel modo in cui vogliamo raccontarle. Oggi come oggi nell’editoria non è facile, non è scontato questo. È un mondo dove esistono i ghost writer, gli scrittori su commissione, gli scrittori spinti dalle case editrici a seguire le mode del momento. Spesso agli scrittori viene chiesto di presenziare a programmi tv, di scrivere il tal articolo di costume o di colore su un argomento di cui magari non potrebbe importargli di meno. Oppure nel caso di scrittori molto famosi gli si chiede di trasformarsi in tuttologi, opinionisti a gettone, ecc. Noi siamo sempre riusciti a evitare tutto questo, abbiamo sempre rifiutato questo tipo di condizionamenti e credo che questo significhi in qualche modo rimanere indipendenti”.

Quali sono i pro e i contro dell’essere indipendenti?
“Il primo ‘contro’ che mi viene in mente è il fattore economico. Se uno accettasse di adottare uno stile diverso rispetto a quello che noi abbiamo tenuto finora, probabilmente diventerebbe più famoso, più glamour, personaggio dello show business. Questo porterebbe a vendere più copie. Il ‘pro’ è che l’aver mantenuto un certo stile, una certa originalità, una propria specificità dettata dalla nostra visione del mondo, continua a contraddistinguerci, a renderci particolari e interessanti, almeno per chi è curioso. Se uno si lascia incuriosire scopre che dietro lo stile WuMing c’è un mondo, una galassia da esplorare”.

E questa fatica viene ripagata?
“È ripagata in termini di soddisfazioni personali, di esperienze che questo tipo di approccio ti porta a fare, le persone che ti porta a incontrare. Non esiste l’indipendenza assoluta, ovviamente: viviamo dentro una rete di relazioni, noi pubblichiamo per una grande casa editrice, abbiamo un agente letterario e più intorno tutta una comunità di lettori coi quali dialoghiamo continuamente. Quindi non stiamo nel vuoto vacuo, non ci crogioliamo nella nostra indipendenza, non esisteremmo, non avremmo resistito così a lungo se non avessimo intessuto una rete di relazioni che è quella per cui vale la candela fare ciò che facciamo. Sentirsi parte di una comunità in movimento, con tutte le contraddizioni, gli attriti, a volte anche i compromessi, perché spesso in questa grande rete stanno anche le controparti economiche, contrattuali. Concepire tutto questo come un’impresa, un’avventura collettiva è quello che te lo fa piacere e ti continua a entusiasmare”.

In Italia, secondo te, ci sono gli spazi e gli strumenti per rivendicare l’indipendenza?
“Bisogna essere capaci di crearseli e non è facile, se vuoi essere indipendente devi essere forte, avere una tua forza”.