Era il 9 gennaio 2013 quando, all’interno del Centro di Informazione del Kurdistan a Parigi, Sakine ‘Sara’ Cansize, Fidan Doğan e Leyla Şaylemez vennero assassinate con diversi colpi di arma da fuoco alla testa. Omicidi che avevano in odore di servizi segreti turchi, ma su cui la verità resterà sepolta insieme all’assassino, morto prima del processo. Uno scenario simile a quanto si è verificato lo scorso 23 dicembre, sempre a Parigi, quando un uomo si è presentato al centro culturale curdo “Ahmet Kaya” ed ha ucciso Emine Kara, Sirin Aydin e Abdurrahman Kızıl.
A 10 anni dai primi omicidi, in piazza Nettuno a Bologna, alle 18.30 di questo pomeriggio, ci sarà un presidio di solidarietà con il popolo curdo.

Il presidio in solidarietà col popolo curdo 10 anni dopo gli omicidi di Parigi

Il presidio di questo pomeriggi avviene in un momento in cui il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e lo Stato siriano si incontrano dopo anni per determinare il futuro dei confini della Siria e mentre l’esercito turco si ritira da Zap, in Iraq continuando con gli attacchi chimici alle spese della resistenza curda.
«È tempo di scegliere – si legge nel comunicato che promuove il presidio di questo pomeriggio – Da una parte le armi e i ricatti della Turchia, dall’altra il grido di resistenza del popolo curdo, una rosa che con tutte le sue spine è pronta a difendere la bellezza della sua rivoluzione».

Il presidio di questo pomeriggio è stato proclamato da Làbas e vede l’adesione di Rete Jin, che proprio ieri ha organizzato un’iniziativa in cui è stato proiettato il film “Tutta la mia vita è stata una lotta”, incentrato sulla figura di Sakine ‘Sara’ Cansize. «Il femminicidio politico di queste tre compagne – osserva ai nostri microfoni Franca di Rete Jin – ha rappresentato il tentativo di colpire il cuore del movimento di liberazione curdo, che è rappresentato dalla liberazione delle donne. Un tentativo che non è riuscito».

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