Mentre lo stabilimento di Taranto è in trattativa, il M5S propone la chiusura programmata e la riconversione per l’Ilva. Un’idea che trova scettici i sindacati confederali nazionali, ma non dispiace ai sindacati di base purché, accanto ad ambiente e salute, si tuteli l’occupazione dei 18mila lavoratori. L’intervista a Francesco Rizzo di Usb.

Non è vero che tutti i sindacati sono contrari alla proposta del M5S sull’Ilva. A leggere i resoconti sulla stampa mainstream, infatti, sembra che l’idea di una chiusura programmata e una riconversione della produzione dello stabilimento di Taranto della nota acciaieria sia stata completamente bocciata dalle parti sociali. Addirittura, secondo La Gazzetta del Mezzogiorno, ci sarebbe qualcuno che avrebbe minacciato di andare a casa di Grillo.

La viva voce di Francesco Rizzo dell’Usb di Taranto, però, fornisce una ricostruzione diversa dell’incontro che si è svolto ieri tra Lorenzo Fieramonti, consigliere economico di Luigi Di Maio, con Arcelor Mittal e i segretari generali di Fim, Uilm, Fiom, Usb, Flmu Cub e Ugl.
“Possiamo ritenerci soddisfatti dell’incontro – afferma Rizzo ai nostri microfoni – Non siamo legati ad una fabbrica che continua a produrre vittime”.

L’idea, quindi, di trovare una soluzione che salvaguardi al tempo stesso sicurezza, ambiente e salute dei cittadini di Taranto, la vera questione che sollevò il problema ormai anni fa, non dispiace ai sindacati, almeno a quelli di base.
La condizione, però, è quella che è sempre al centro delle trattative delle ultime settimane: la salvaguardia dell’occupazione per i 18mila dipendenti dell’acciaieria.

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