Le immagini dell’insegnante e attivista antifascista Ilaria Salis in catene e guinzaglio nel corso della prima udienza del processo a suo carico a Budapest hanno scandalizzato addirittura Tajani e Nordio, ministri di un governo che negli 11 mesi di detenzione dell’italiana in Ungheria hanno fatto poco o niente.
Eppure il trattamento disumano e degradante riservato a Salis non ha riguardato solo la sua presenza in tribunale. Condizioni ancora peggiori hanno contraddistinto la sua detenzione.

Catene e guinzaglio per Ilaria Salis, il trattamento disumano e degradante

Il governo italiano si è finalmente deciso a convocare l’ambasciatore ungherese e la famiglia Salis, in particolare il padre, ha avuto un colloquio con l’ambasciatore italiano in Ungheria. Qualcosa, dunque, inizia a muoversi, ma si tratta di capire se l’Italia cercherà semplicemente di migliorare le condizioni di detenzione dell’attivista, se farà pressioni per farle ottenere i domiciliari, che sono possibili in virtù della stessa legislazione ungherese o se, come vorrebbero famigliari e amici, la battaglia sarà quella per riportare Ilaria a casa.

In un’intervista realizzata da Mario Di Vito del Manifesto a uno dei difensori di Ilaria, Gyene Bàlint, emerge che in Ungheria è normale condurre in catene e guinzaglio i detenuti ritenuti di media pericolosità. Eppure a chi era presente in aula le condizioni in cui sono stati portati gli imputati e la presenza di agenti col passamontagna, come solitamente accade per i mafiosi in Italia, sono apparse come scenografiche.
A colpire è che queste condizioni siano possibili in un Paese che appartiene all’Unione europea. «Negli ultimi giorni qualcosina si è mosso – racconta ai nostri microfoni Di Vito – Il commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders ha detto che favorirà i rapporti diplomatici tra Italia e Ungheria».

La situazione processuale dell’attivista

Ilaria Salis è accusata di aver aggredito in due circostanze diverse tre manifestanti neonazisti e di appartenere ad un’organizzazione tedesca “Hammer bande”. Gli stessi neonazisti aggrediti nella manifestazione in cui è rimasta coinvolta l’attivista italiana non hanno sporto denuncia e le ferite riportate sono guarite in pochi giorni.
Uno dei coimputati di Ilaria, ieri, si è dichiarato colpevole per quanto riguarda l’appartenenza all’organizzazione antifascista tedesca ed è stato condannato a tre anni.

Ilaria, invece, si è dichiarata innocente, sia per quanto riguarda l’affiliazione – cosa che dovrebbe essere dimostrabile, dal momento che l’attivista risiede a Milano – sia per le accuse di aggressione.
Sempre Bàlint, nell’intervista a Di Vito, sostiene che esistono dei video che scagionerebbero l’imputata dimostrando la sua estraneità all’aggressione. Per questa ragione ha chiesto che vengano proiettati in aula.
La prossima udienza del processo, però, si terrà il 24 maggio, che significa altri cinque mesi di detenzione per Ilaria.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MARIO DI VITO: