Ha già superato i 5mila morti il bilancio delle tremende scosse di terremoto che hanno colpito la Turchia, il Kurdistan e la Siria. Un sisma di 7.8 gradi della scala Richter che ha sconvolto territori già martoriati dalla guerra ed esposti al freddo di un inverno piuttosto rigido.
La situazione continua a restare critica in tutti i luoghi colpiti e soprattutto la terra continua a tremare, ostacolando i soccorsi che da subito hanno iniziato a scavare tra le macerie alla ricerca di superstiti.
Particolarmente gravi sono le situazioni ad Aleppo, in Siria, e nel Kurdistan, come ci raccontano le testimonianze che abbiamo raccolto.

Il terremoto in Siria, il sisma si aggiunge alla guerra e al freddo

«Il terremoto è solo l’ultima delle catastrofi che si registrano in Siria e va ad aggiungersi alla guerra, alla crisi economica, al freddo dell’inverno che miete vittime e all’epidemia di colera che ha investito tutto il Paese nel 2022», osserva ai nostri microfoni Giovanni Cesari di WeWorld onlus.
La ong è attiva con un team di emergenza sul terreno, in particolare ad Aleppo. «Ci arrivano notizie drammatiche – continua Cesari – che parlano di centinaia di morti, migliaia di feriti, ma anche dispersi e sfollati».

Nello specifico il team di WeWorld è attivo nei cosiddetti “shelter”, dei rifugi di emergenza realizzati principalmente nelle scuole, dove le persone terremotate vengono assistite. «Hanno perso tutto», ricorda il cooperante, spiegando che l’intervento della ong riguarda la fornitura di beni di prima necessità, come cibo, coperte e vestiti.
Di qui l’appello all’Italia: «Chi vuole può sostenere il nostro team di emergenza ad Aleppo – osserva Cesari – Andando sul sito di WeWorld e facendo una donazione».

ASCOLTA L’INTERVISTA A GIOVANNI CESARI:

Terremoto, il Kurdistan isolato dagli aiuti internazionali

Il terremoto è stato avvertito chiaramente anche in Libano. Ed è proprio da Beirut che il giornalista Giuseppe Acconcia ci riporta la situazione che si registra soprattutto in Kurdistan, sia sul versante turco che su quello siriano.
«Un ragazzo di Afrin, il cantone che è stato occupato dai turchi, mi ha raccontato di una distruzione che non si era mai vista nel suo villaggio, dove le testimonianze parlano di un centro completamente distrutto – racconta Acconcia – Il racconto che arriva da tutti i siriani che sono qui a Beirut è che c’era un gelo talmente forte per cui era anche molto difficile stare in strada».

Il giornalista testimonia che i racconti più difficili da ascoltare sono quelli provenienti da Aleppo, città già distrutta e provata dalla guerra in Siria, iniziata nel 2011, dove le persone travolte dalle macerie hanno dovuto lasciare in fretta e furia le proprie case.
Sia nelle città siriane che in quelle curde molte persone stanno passando la notte nelle autovetture. «Questo, con il freddo e la mancanza di tutto, rende la vita quotidiana estremamente difficile», sottolinea Acconcia.

Il problema che si aggiunge a quello già creato dalla guerra, dal freddo e dal terremoto riguarda l’arrivo degli aiuti umanitari internazionali. «Sembra che le regioni del Kurdistan siriano siano quelle più abbandonate a loro stesse – evidenzia il giornalista – Mentre sono arrivati i soccorsi nelle province turche e c’è una mobilitazione molto significativa anche europea e mondiale, le province curde sono isolate, confluiscono meno gli aiuti internazionali e anche per questo sono state lanciate varie campagne di sostegno alla popolazione curda, nei tre cantoni di Afrin, Kobane e Jazira, che sono stati colpiti in maniera devastante dal terremoto».

ASCOLTA LA CORRISPONDENZA DI GIUSEPPE ACCONCIA: