Il suicidio di Adelina Sejdini, vittima di tratta, di origine albanese e disperata per il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana, ha riacceso drammaticamente l’attenzione sulla schiavitù che avviene sotto i nostri occhi, sulle nostre strade.

L’operatrice di Differenza Donna: «Adelina un simbolo di coraggio»

«Sono albanese e la notizia del suicidio di Adelina, simbolo della lotta contro la tratta, donna coraggiosa che ha denunciato i suoi aguzzini e sfruttatori, mi ha sconvolto. Ha sconvolto tutti noi che ci occupiamo di queste donne in difficoltà», a dirlo tra la commozione e lo shock è Migena Lahi, responsabile del centro che accoglie le vittime di tratta dell’associazione Differenza Donna di Roma.
Adelina Sejdini, infatti, a soli diciassette anni, in Albania, era stata costretta con la forza a entrare nel giro della prostituzione. Era arrivata in Italia nel 1996 dove la sua storia di schiavitù era continuata. Un giorno trovò la forza di denunciare: grazie alle sue dichiarazioni sono state arrestate 40 persone e denunciate altre 80.

«Le donne che vengono costrette a prostituirsi sono persone spaventate e che spesso non sanno nemmeno di avere dei diritti. Il loro status giuridico non è riconosciuto dallo Stato italiano perché sono immigrate illegalmente nel Paese. Si trovano così isolate e senza protezione: per questo molto spesso non accedono ai servizi», spiega ancora l’operatrice di Differenza Donna.

Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – ha diffuso l’undicesima edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili – Fuori dall’ombra: le vite sospese dei figli delle vittime di sfruttamento”. Il rapporto mette in luce anche il numero dei minorenni costretti alla prostituzione: in Italia, infatti, le vittime prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta, nel 2020, erano 2.040. La maggioranza (81,8%) è costituita da donne e ragazze, ma una vittima su venti è minorenne.

«I numeri però non sono davvero rappresentativi del fenomeno, che è molto più ampio – osserva Lahi – Una donna che è costretta alla prostituzione per cercare di uscirne deve assolutamente cercare di contattare un’associazione del territorio o il numero verde anti-tratta nazionale. Per quanto riguarda la legislazione nazionale, che riprende però anche le norme europee e le convenzioni internazionali, l’ex articolo 18 del Testo unico sull’immigrazione è un articolo ampio che dà tutela anche a chi è vittima di tratta, non sempre però è applicato in modo uniforme sul territorio nazionale. Lo status giuridico, comunque, non deve influire la protezione di cui la donna ha diritto».

Medea Calzana

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