In Italia continua la criminalizzazione della solidarietà. Dopo le fake news istituzionali sui “taxi del mare” e la repressione di cittadine e cittadini che si mostravano solidali con migranti e richiedenti asilo, in queste settimane entrano nel vivo i processi che vedono sui banchi degli imputati attiviste e attivisti delle ong che effettuano ricerca e soccorso in mare.
Il copione sembra lo stesso: le zelanti procure accusano di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina coloro che hanno salvato la vita a naufraghi alla deriva nel mar Mediterraneo.

Proprio negli ultimi giorni va verso la conclusione il processo, durato sette anni, che ha visto coinvolta la nave Iuventa della ong tedesca Jugen Rettet. Dopo tanto lavoro della procura di Trapani, sono evaporate nel nulla le accuse a carico della ong perché il fatto, cioè il salvataggio di vite, «non costituisce reato».
L’obiettivo politico, però, è stato comunque raggiunto: bloccare per molto tempo la nave, impedendole di salvare vite, e gettare fango sull’operato delle ong, criminalizzando la solidarietà.

Il processo a Mediterranea: il podcast

Lo scorso 14 febbraio è cominciato un altro processo. A Ragusa infatti si è svolta l’udienza preliminare dell’inchiesta che vede accusate sette attiviste e attivisti di Mediterranea Saving Humans del medesimo reato: favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le accuse nascono in seguito ad un trasbordo di naufraghi nel Mediterraneo che si trovavano a bordo di un mercantile danese, completamente inadatto ad accoglierli e assisterli. Durante l’estate 2020 le autorità maltesi hanno lasciato per più di un mese le persone senza l’assegnazione di un porto sicuro fino a quando è intervenuta Mediterraea Saving Humans.

Per dimostrare le responsabilità di attiviste e attivisti, gli inquirenti si sono appigliati a una donazione che l’associazione degli armatori danesi ha effettuato alla ong nelle settimane successive, sostenendo dunque che vi fosse un accordo tra le due parti per effettuare il trasbordo a scopo di lucro.
Dopo tre anni e mezzo dall’inizio delle indagini, con intercettazioni, perquisizioni, sequestri di telefoni e computer, si è svolta la prima udienza del processo. Un processo che la stessa Mediterranea definisce politico.

Per seguire le fasi preliminari e vigilare su quanto accade in tribunale a Ragusa, Mediterranea ha realizzato un podcast, di cui oggi viene diffusa la prima puntata. “Il soccorso in mare non è un reato: il processo a Mediterranea” è il titolo del podcast, di cui Radio Città Fujiko trasmetterà il primo episodio questo pomeriggio, mercoledì 6 marzo, all’interno di Radical Pop.

ASCOLTA LA PRIMA PUNTATA DEL PODCAST: