Oggi 4 dicembre, alle ore 18, il Festival La Violenza Illustrata propone un appuntamento dedicato al libro “Violate. Sessismo e cultura dello stupro”, edito da Villaggio Maori nel 2020. Sarà l’autrice, la sociologa e saggista Graziella Priulla, a presentarlo e a discuterne con Anna Comparini della Casa delle Donne e con la giornalista Francesca Torre. È possibile seguire l’evento sulla pagina Facebook del Festival La Violenza Illustrata o sul canale YouTube di Casa delle Donne. Nel suo libro, a partire dall’analisi di dati, studi scientifici, fatti di cronaca e post sui social, la sociologa Graziella Priullo evidenzia un problema educativo strutturale della società che ha radici nel sistema patriarcale e che ci riguarda tutte e tutti: la cultura maschilista della violenza.

La presentazione del libro offrirà lo spunto per parlare della necessità di mettere in discussione tale sistema culturale, svelando i significati che si aggirano nei discorsi, e di cosa si può fare per
controbattere la tendenza allo stupro ponendo l’attenzione, troppo spesso focalizzata sulle donne che lo subiscono, sugli uomini violenti che lo perpetrano.

Un libro sul sessismo

Abbiamo raggiunto ai nostri microfoni l’autrice Graziella Priulla che ci ha raccontato di come l’idea di scrivere il libro sia nata da una riflessione biografica: la consapevolezza di essersi sentita
vulnerabile, in quanto donna, nell’uscire da sola e frequentare dei posti in cui si presumeva dovesse essere accompagnata. Secondo la sociologa, questa paura è già di per sé una violenza che riguarda
solamente le donne e non gli uomini, un’ingiustizia sessista interiorizzata sin dall’infanzia perché insita nella cultura. Da questa presa di coscienza è nata una ricerca sulla cultura della violenza, o come la definisce il sottotitolo del libro “cultura dello stupro”, con il quale l’autrice intende mettere in evidenza il fatto che lo stupro e il femminicidio siano solo la punta di un iceberg, sotto la quale esistono una serie di comportamenti e di discorsi che circolano nella cultura che se non arrivano a giustificarli, sicuramente li tollerano e li fagocitano. Ne sono un esempio le frasi che spesso si leggono, sui
social network nei post dei “leoni da tastiera”, e spesso anche sui giornali, come “se l’è cercata” o “se non avesse avuto la minigonna..”, parole tossiche dalle quali traspare la colpevolizzazione della
vittima e una concezione che vede l’uomo come una potenziale fonte di violenza.

Durante l’incontro si parlerà della necessità di intervenire sulla cultura attraverso le agenzie di socializzazione, quali famiglia, scuola e mass media, e dell’importanza di formare magistrate, insegnanti e poliziotte, e tutte le figure che si occupano del tema della violenza di genere per creare una rete di protezione intorno alle donne e una rete di riprovazione sociale intorno agli uomini violenti.

Marialuisa Fiori

ASCOLTA L’INTERVISTA A GRAZIELLA PRIULLA: