La vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto in regime di 41-bis e da oltre cento giorni in sciopero della fame, sta diventando un pericoloso pretesto per creare allarme, costruire un’emergenza e giustificare la repressione e l’allargamento del codice penale come strumento risolutivo dei problemi sociali. E quel che è peggio è che i media italiani, anche quelli che si dicono progressisti, stanno cavalcando quest’onda, arrivando a inventare alleanze tra anarchici e mafia ed alimentando la paura.
È questa, in sintesi, l’analisi di Italo Di Sabato dell’Osservatorio Repressione, che commenta ai nostri microfoni il clima di tensione che si sta creando in Italia e che né politica né stampa sembrano interessate a smorzare.
Al contrario: catalogare le manifestazioni di solidarietà nei confronti di Cospito e le azioni ai danni di cose nel calderone del presunto terrorismo anarchico, sostenere – come ha fatto il ministro della Giustizia Carlo Nordio – che Cospito pure dal 41-bis avrebbe dimostrato di essere in comunicazione con i militanti all’esterno, sostenere che la battaglia dell’anarchico con lo sciopero della fame sarebbe un favore fatto ai boss mafiosi, non fa altro che far salire la tensione, col rischio che qualche mitomane dia vita ad un incidente che a sua volta giustifichi la repressione.
L’eterna emergenza e il codice penale per risolvere problemi sociali con la repressione
«Il clima che stiamo vivendo in Italia alimenta ulteriormente quello stato di emergenza che diventa stato di eccezione – osserva Di Sabato – Evocare il pericolo anarchico per non entrare nel merito delle questioni ormai è un film già visto. Oggi è la questione Cospito, ma lo è stata per i migranti e per altre questioni sociali».
Sia l’attuale che i precedenti governi, secondo il referente dell’Osservatorio Repressione, evitano accuratamente di affrontare le questioni sociali con politiche di welfare, ma adottano lo strumento repressivo come soluzione.
Di Sabato pone l’accento proprio sul “panpenalismo“, cioè la tendenza ad introdurre sempre nuovi reati, come quello di rave al centro del primo provvedimento del governo Meloni, che è stato al centro anche di critiche da parte di giuristi, come Nicola Mazzacuva, presidente della Camera penale di Bologna, che nei giorni scorsi in un dibattito pubblico ha criticato l’ipertrofia del codice penale e il tentativo di risolvere ogni questione sociale a suon di carcere e misure repressive.
Cospito, ad inquietare è il ruolo che i media stanno esercitando
A contribuire sensibilmente al clima di tensione sembra giocare un ruolo importante il mondo del giornalismo mainstream. I principali media, in questi giorni, prendono le veline delle questure o dei servizi di sicurezza e le gettano in pasto all’opinione pubblica, senza alcun tipo di verifica.
Un esempio, in questo senso, è rappresentato dalla grafica di Sky Tg24, evidentemente basata su uno dei tanti rapporti dell’intelligence, che individua come “circoli anarchici” tutta una serie di centri sociali in Italia che hanno anche di altre aree politiche. Un calderone di luoghi, di cui si ignorano le idee politiche e le pratiche, che serve per creare nell’opinione pubblica la sensazione dell’accerchiamento e del pericolo.
Di Sabato si concentra invece sulla prima pagina de Il Fatto Quotidiano di quest’oggi, che sostiene tra le righe un legame tra Cospito e i boss mafiosi. Una tesi sostenuta ieri anche da un giornalista antimafia come Giovanni Tizian su il Domani e che appare piuttosto grottesca.
In particolare, Cospito avrebbe detto ai parlamentari che gli hanno fatto visita per verificare le sue condizioni di salute di visitare anche gli altri detenuti. Ma poiché al 41-bis solitamente sono reclusi i boss mafiosi, ecco che la stampa ha trovato una sorta di alleanza tra anarchici e mafia.
«Il Fatto Quotidiano dimostra di non conoscere nemmeno le prerogative dei parlamentari – contesta il referente dell’Osservatorio Repressione – che possono fare visite ispettive per verificare le condizioni di salute dei detenuti. Cospito ha detto quindi di verificare anche le condizioni degli altri, ma sul Fatto troviamo un grido all’allarme a tutta pagina, una cosa vergognosa. A questo punto il problema non sono le testate di destra, ma quelle che si ritengono democratiche».
Per Di Sabato queste testate non fanno informazione, non entrano nel merito della questione, ma al contrario alimentano la paura.
Questo clima di confusione, di associazioni indebite e di ignoranza serve sia alla costruzione del nemico, sia «a non mettere in questione il 41-bis o l’egastolo ostativo», sottolinea Di Sabato, secondo cui purtroppo le cose peggioreranno ulteriormente: «Questo clima serve per fare un’azione di repressione preventiva verso problemi sociali che esploderanno a fronte di quelle che sono le drammaticità che sta vivendo questo Paese dentro una crisi economica, dopo la pandemia e con la guerra. La vicenda Cospito viene usata come un’azione di repressione preventiva».
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