Stefano Cimato, detto Steno, di Potere al Popolo sarebbe dovuto entrare in consiglio di quartiere a San Donato-San Vitale, secondo il numero delle preferenze che ha ricevuto (1418 voti). Ma al posto suo è stata proclamata la candidata di Forza Italia Costanza Bendinelli che ha racimolato solo 1235 voti.
«Non è giusto, è una mancanza di rispetto della volontà popolare e della democrazia. Questa non è un’opinione ma sono i numeri a parlare», spiega la leader di potere al popolo Marta Collot.
Più voti a Potere al Popolo, ma il posto in consiglio è della candidata di FI
«Ci sono più di duecento voti di scarto tra Stefano l’avversaria di destra. Duecento voti che rappresentano la volontà popolare di avere in consiglio quartiere il nostro Cimato. Voti che, tra l’altro, non riusciamo a capire come non siano stati tenuti conteggiati al momento della nomina dei consiglieri», afferma Collot.
Errore burocratico? Una svista nelle assegnazioni? Un pasticcio macroscopico, ma pur sempre in buona fede?
«È quello che vogliamo credere. Perché se invece si pensasse con malizia potrebbe sembrare un tentativo di tenerci fuori dalle istituzioni democratiche», commentano da Potere al Popolo.
Intanto il partito di sinistra radicale chiede che i lavori del consiglio di quartiere di San Donato-San Vitale non inizino prima che sia risolta questa vicenda e che sia riportato l’ordine nei posti assegnati. «Il quartiere dovrebbe riunirsi il prossimo 27 ottobre. Noi chiediamo che prima, invece, si risolva questa incresciosa vicenda. Chiediamo un’assunzione di responsabilità sia dal mondo dell’amministrazione che della politica». Insomma chiedono che sia dato “a Cesare quel che è di Cesare”, riadattando il proverbio all’occasione.
Non basterebbe, inoltre, che Costanza Bendinelli si dimettesse perché al suo posto entrerebbe il primo dei non eletti in Forza Italia. Occorre proprio che l’atto di proclamazione del consigliere sia modificato dal tribunale competente.
Per questo motivo Potere al Popolo procederà per vie legali per vedere riconosciuto ciò che hanno ottenuto di diritto. Occorrerà «o che il tribunale in un certo senso rettifichi spontaneamente l’errore fatto, agisca cioè in regime di autotutela, oppure dovremmo pensare anche di fare ricorso al Tar». Una spesa legale che si aggira sulle migliaia di euro, «almeno cinquemila – sottolineano i portavoce di Pap – ovviamente chiediamo che il costo di questo ricorso sia spartito equamente tra chi ha commesso l’errore».
A suggerire la soluzione in autotutela erano stati, ieri, Marco Trotta e Francesca Romana D’Amico, due consiglierə dello stesso Quartiere eletti con Coalizione Civica, che si erano schierati in difesa di Cimato.
Medea Calzana
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