Tra i dati emersi dai risultati delle elezioni politiche di domenica scorsa c’è il recupero del M5S a guida Giuseppe Conte. Se nei sondaggi la formazione grillina veniva data addirittura sotto il 10%, penalizzata anche dalla scissione di Luigi Di Maio, i pentastellati invece hanno recuperato diversi punti e il ministro degli Esteri è rimasto fuori dal Parlamento.
Nei discorsi fatti dallo stesso Conte, già nella notte di domenica e anche ieri pomeriggio, in risposta agli attacchi di Enrico Letta che gli ha attribuito la responsabilità per la vittoria della destra, il M5S si candida ad essere la forza che guida l’opposizione e lo fa da una collocazione “progressista”.

Dopo aver coperto “l’area progressista”, il M5S sarà la nuova sinistra?

In molti, nelle ultime settimane, hanno contestato al M5S e a Conte nello specifico il governo con la Lega, che ha portato ad alcuni dei provvedimenti più brutti e pesanti, come i decreti Salvini. Già durante quell’esperienza, però, furono varati il reddito di cittadinanza, il decreto dignità e Quota 100 per le pensioni. Misure popolari e ideologicamente diverse dalle ricette neoliberiste che l’Italia ha conosciuto.
Dal governo Conte bis ad oggi, però, il M5S ha saputo, da un lato, liberarsi delle componenti più reazionarie, da Paragone a Di Maio, e accreditarsi in uno spazio politico rimasto sostanzialmente scoperto.

«Gli elementi che hanno portato al recupero del M5S sono diversi – osserva ai nostri microfoni Giuliano Santoro, giornalista del Manifesto – A partire da uno zoccolo duro che era più duro di quanto si credesse, ma anche la rottura, a dire il vero subita, con il centrosinistra, fino all’attivazione di temi come il reddito di cittadinanza, che hanno preso soprattutto al sud».
C’è però un elemento che il giornalista ritiene sorprendente e che ha sorpreso lo stesso staff del M5S: la capacità di Conte di passare dall’essere il premier con la pochette all’avvocato del popolo, la capacità di stare nelle piazze ed empatizzare con la popolazione.

Conte, dunque, ha colto lo spazio politico lasciato libero a sinistra e vi si è piazzato. Tra l’altro, ricorda Santoro, la definizione di progressista gli è stata attribuita dagli ambienti Pd, a sottolineare l’ennesima scelta sbagliata.
La domanda, ora, è se nello spazio progressista Conte intenda restare o se si riveli solo l’ennesima mossa opportunista del movimento per sopravvivere.
«Ieri Conte ha detto che vuole guidare l’opposizione – osserva Santoro – Ed è naturale che, ad un governo di destra, vengano opposte argomentazioni di sinistra».

Per il giornalista, però, l’accreditamento di Conte e del M5S a sinistra potrà avvenire nel lungo periodo e solo se verrà abbandonato il dogma dell’autarchia che ha contraddistinto i grillini fin dall’inizio. Se è vero che l’M5S ha sempre scelto di non fare alleanze, è altrettanto vero che l’opposizione non si può fare da soli.
«Conte deve contaminarsi, mettersi in gioco e dialogare con quei pezzi di società che non hanno rappresentanza, ma che esistono», conclude il giornalista.

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