Come annunciato, il Consiglio dei ministri del governo Meloni, riunitosi ieri sera, ha sdoganato le trivelle. Con l’intento dichiarato di superare l’emergenza energetica e far crescere la produzione nazionale, la norma contenuta nel Decreto Aiuti quater consente «il rilascio di nuove concessioni tra le 9 e le 12 miglia», derogando il decreto del 2006 che imponeva una distanza superiore alle 12 miglia.
Nella bozza del documento, inoltre, viene consentito il rilascio di concessioni per le coltivazioni di idrocarburi «poste nel tratto di mare compreso tra il 45° parallelo e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po».

Proprio nei giorni scorsi le comunità locali e i sindaci di Goro e Comacchio avevano espresso contrarietà e preoccupazione per l’ipotesi, vedendo minacciato un ecosistema fragile e un’economia che rischia di essere compromessa dalle trivelle. A protestare, però, è stato anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, che teme conseguenze disastrose per la subsidenza, cioè l’abbassamento del suolo a causa delle estrazioni di gas in Adriatico. Il ministro dello Sviluppo Economico, Adolfo Urso, ha detto che incontrerà Zaia nel tentativo di rassicurarlo.

Trivelle, il M5S chiede di salvare il delta del Po

Raccogliendo le preoccupazioni delle comunità di Goro e Comacchio, la consigliera regionale del M5S in Emilia-Romagna, Silvia Piccinini, ha presentato una risoluzione per chiedere ai colleghi in Assemblea Legislativa di prendere posizione. La risoluzione chiede di tutelare l’area di Goro dalle trivelle.
In particolare, Piccinini ricorda che «le estrazioni di gas e le operazioni ad esse connesse consentite dalle norme del governo possono rappresentare un reale pericolo ed avere effetti molto negativi sull’ambiente deltizio e sulle attività economiche caratteristiche e tradizionali e del territorio, minando alla radice proprio il concetto di sviluppo sostenibile».

A rischio, dunque, potrebbero essere attività come la pesca, la mitilicoltura e il turismo. Il tutto per un quantitativo di gas, stimato in 40 miliardi di metri cubi, che non basterebbero nemmeno a soddisfare il nostro fabbisogno di due anni.
«Chi dice che le estrazioni di gas risolverebbero il caro bollette non dice una cosa vera», sottolinea Piccinini ai nostri microfoni, ricordando anche come il leader della Lega, Matteo Salvini, e la premier Giorgia Meloni nel 2016, in occasione del referendum, fossero “No Triv” ed evidentemente oggi hanno cambiato idea.

Sempre in tema energetico, l’esponente del M5S chiede invece che vengano accelerate le procedure per le energie rinnovabili. «Per il rigassificatore abbiamo approvato il progetto in tempi molto brevi – sottolinea Piccinini – Bisognerebbe fare la stessa cosa anche per le energie rinnovabili».
E proprio sulle rinnovabili la consigliera pentastellata solleva un altro problema, quello relativo alle comunità energetiche che restano al palo perché mancano i decreti attuativi da parte del governo. «Molte imprese e molti cittadini si sono dimostrati interessati, in Regione sono pronti i bandi, ma mancano i decreti», lamenta colei che fu relatrice della legge regionale proprio sulle comunità energetiche.

ASCOLTA L’INTERVISTA A SILVIA PICCININI: