Dopo la crisi di governo innescata da Matteo Renzi e Italia Viva, le dimissioni di Giuseppe Conte, il fallimento del mandato esplorativo conferito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella al presidente della Camera Roberto Fico, ora il Capo dello Stato tenta la strada di un governo “tecnico”, “istituzionale” o “del presidente” – queste le diverse definizioni utilizzate dai media fino a questo momento – affidando l’incarico all’ex presidente della Bce Mario Draghi.
La crisi di governo, però, non è ancora formalmente conclusa, perché al momento attuale occorre ancora verificare se Draghi avrà un sostegno sufficiente in Parlamento.

Per cercare di decodificare l’attuale fase politica vissuta dall’Italia e immaginare anche i possibili scenari, abbiamo interpellato tre diversə espertə: Davide Policastro, sondaggista di YouTrend, Nadia Urbinati, politologa e docente di Scienze Politiche alla Columbia University, e Andrea Fumagalli, economista e docente all’Università di Pavia.

Governo Draghi, la prima domanda è: nascerà?

La praticabilità della soluzione prospettata da Mattarella è ancora da verificare. Dalle prime dichiarazioni dei partiti politici, infatti, non è detto che Mario Draghi abbia numeri sufficienti in Parlamento per garantirsi una maggioranza solida. In particolare il destino di un governo guidato dall’ex presidente della Bce sembra appeso alle decisioni di M5S e Lega. Il primo già ieri sera ha detto che non voterà la fiducia. La seconda si è mostrata più possibilista, ma le tensioni e la lotta per l’egemonia all’interno del centrodestra potrebbero incidere sulla scelta finale.

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L’asse del nuovo governo

A seconda del sostegno che verrà o meno espresso dalle forze politiche oggi rappresentate in Parlamento, l’asse del governo potrebbe spostarsi dalla collocazione politica che ha avuto il Conte bis. La matrice, dato il curriculum di Draghi, sarà comunque liberale ma, osserva Urbinati ai nostri microfoni, anche nel mondo liberale ci sono diverse sfumature e l’ex presidente della Bce, nelle sue ultime dichiarazioni in quel ruolo, avrebbe aperto a contenuti di maggiore giustizia sociale.
In ogni caso, stanti le attuali dichiarazioni, il governo Draghi sarà un governo centrista, non sostenuto dalle due ali del Parlamento, Fratelli d’Italia a destra e LeU e M5S a sinistra.

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Le prospettive socio-economiche di un governo Draghi

La reazione d’istinto di alcuni osservatori al nome di Mario Draghi ha condotto ad evocare un suo omonimo, Mario Monti. I punti di contatto possono essere numerosi, ma anche tante le differenze.
Monti, infatti, ha governato in un momento in cui l’Europa inseguiva in modo intransigente il dogma dell’austerity, mentre negli ultimi anni le stesse istituzioni europee sembrano aver cambiato linea.
In ogni caso sono numerose le questioni internazionali ed interne relative all’economia. La prima è senza dubbio rappresentata dai fondi del Recovery Fund e la loro possibile destinazione. Ma in Italia in ballo ci sono anche il blocco dei licenziamenti, la cassintegrazione e il reddito di cittadinanza.

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