Si concluderà oggi, con la mobilitazione chiamata da Non Una Di Meno Roma in Piazza del Campidoglio, la settimana per gli spazi femministi che si è aperta a Bologna l’11 aprile. Insieme a Michela di Non Una Di Meno abbiamo parlato dei tanti significati degli spazi femministi e della lotta di Lucha y Siesta e della Casa Internazionale delle Donne

Si chiude la settimana degli spazi femministi

È stata una settimana lunga quella per gli spazi femministi, inaugurata dal presidio chiamato a Bologna l’11 aprile, che ha attraversato l’Italia risignificandosi attraverso l’esperienza e le lotte delle diverse città. Lo scopo infatti era quello di “porre l’attenzione dell’opinione pubblica sulla tematica degli spazi femministi – spiega Michela di Non Una DI Meno – sia intesi in senso fisico, quindi le case delle donne, le case rifugio, i centri antiviolenza i consultori, ma anche quegli spazi che non sono tangibili, non sono fisici ma che sono spazi di ritrovo e di discussione e che crediamo permettano anche a Nudm di avere quella potenza che ha dimostrato di avere appunto nella piazza di Verona”.

In particolare la manifestazione di oggi 18 aprile a Roma si terrà in Piazza del Campidoglio proprio per chiedere alla Sindaca e alla Giunta di trovare soluzioni condivise ai problemi che riguardano oggi la Casa delle donne Lucha y Siesta e la Casa Internazionale delle donne. “A Roma abbiamo scelto di essere proprio in Piazza del Campidoglio che è la Piazza dove si trova il Comune per parlare direttamente con l’amministrazione della situazione che vivono appunto questi due spazi. Due situazioni diverse – spiega Michela, attivista anche all’interno di Lucha y Siesta –  perché hanno delle vicissitudini sia politiche sia amministrative diverse, ma che oggi si trovano col pericolo di dover chiudere o di vedersi addebitato un debito che renderebbe quasi insostenibile la loro esistenza. C’è un problema fondamentale poi di interlocuzione con l’amministrazione capitolina che non è chiara rispetto a quale sia l’intenzione sul futuro di questi due luoghi. Che sono solamente due in una città che ha 15 municipi e 15 territori nei quali noi crediamo che debbano nascere 15 case delle donne, e che non si debbano chiudere le uniche due case che esistano all’oggi sul territorio di Roma.

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