La grottesca vicenda dell’ex Centro di Identificazione ed Espulsione (Cie) di via Mattei, chiuso dal 30 giugno 2013, porta ancora con sé degli strascichi. I dipendenti del consorzio Oasi, che gestiva il centro, si trovano da diversi mesi senza lavoro e ammortizzatori sociali. E mentre ancora nulla si sa sul nuovo bando di gara, la Cgil chiede l’intervento di prefettura e istituzioni.

Cie: lavoratori ancora a casa

Hanno contribuito in prima persona a porre fine allo scempio del Cie di via Mattei, denunciando le condizioni inumane in cui si trovavano gli ospiti del centro, oltre a loro stessi. Sono i dipendenti del consorzio che gestiva la struttura, da oltre un anno senza lavoro e da mesi senza alcuna forma di ammortizzatore sociale, dopo essere stati in prima linea nella battaglia di civiltà per la chiusura del Cie. “È una situazione molto drammatica – denuncia Michele Vannini, segretario generale Fp Cgil Bologna – ci sono venti persone in mezzo a una strada senza alcuna forma di sostentamento”.

Il prossimo 30 settembre scade il termine dell’assegnazione temporanea dell’ex Cie, ora centro di accoglienza, all’attuale consorzio. Ma la prefettura non ha ancora fatto uscire il bando di gara, ragion per cui il sindacato teme una proroga dell’assegnazione temporanea. Diverse sono state le richieste di incontri di Fp Cgil e Cdlm alla prefettura, per aprire un confronto sui contenuti del bando e, in particolare, affinché venisse inserita la clausola per reintegrare i lavoratori. “Ad oggi non abbiamo nessuna risposta formale, non siamo mai stati convocati, e non sappiamo nulla sul nuovo bando – spiega Vannini – la prefettura dovrebbe incontrare i lavoratori e il sindacato e dirci cosa ha in mente una volta per tutte”.

Ammonta fino a 30mila euro la cifra spettante ai lavoratori da parte del consorzio Oasi, ad oggi sparito dalla circolazione, fra competenze arretrate in termini di stipendi, tredicesime, e Tfr. Soldi che difficilmente torneranno in tasca ai lavoratori, che ora chiedono di non essere lasciati soli da quei soggetti istituzionali (Comune, Provincia, Regione, oltre ad alcuni parlamentari) che si erano impegnati nella battaglia per la chiusura del Cie, e il cui superamento avrebbe dovuto comprenderne la ricollocazione. “Ne passerebbe un messaggio tremendo – sottolinea Vannini – ovvero che quelli che da dentro la struttra hanno denunciato le barbarie che avvenivano, ora vengono messi in castigo perché hanno contribuito a svelare qualcosa che non andava svelato. Prefettura, istituzioni e parti attive devono farsi carico di questo e battere un colpo”.