“Zone rosse” vietate agli emarginati, multe, allontanamenti e potere ai sindaci per rimuovere discrezionalmente ogni minaccia al “decoro”. Il decreto sicurezza del ministro Minniti, approvato alla Camera, spinge ai margini il disagio senza risolverlo, ma creando città-cartolina. L’emendamento “pensato” per il 36 di via Zamboni a Bologna. Giulio Marcon (SI): “I poveri non potranno stare vicini alle scuole, ma le slot machine sì”.

Gli effetti del Decreto Sicurezza

Ha fatto arrabbiare persino Roberto Saviano, che ha invitato quanti tengono all’umanità ad abbandonare subito il Pd: è il decreto sicurezza elaborato dal ministro degli Interni Marco Minniti  che, dopo l’intervento sull’immigrazione, sembra aver cercato un altro terreno su cui misurarsi ed eguagliare l’ex ministro leghista Roberto Maroni.
La legge, approvata alla Camera e ora passata al Senato, contiene misure che già in diversi hanno definito “pensate per punire il disagio”.

Tra le misure contenute nel decreto troviamo i “patti per l’attuazione della sicurezza urbana“, siglati tra il prefetto e i sindaci, che potranno installare sistemi di videosorveglianza le cui spese saranno però svincolate dal patto di stabilità; più poteri ai sindaci in materia di sicurezza, in particolare multe e ordinanze di allontanamento per coloro che rappresenterebbero una minaccia al decoro urbano; daspo per spacciatori e la creazione di vere e proprie “zone rosse”, off-limits per persone ritenute indesiderate.

“È un provvedimento securitario dal sapore leghista – osserva Giulio Marcon, capogruppo di Sinistra Italiana alla Camera – che tenta di risolvere il disagio sociale nelle nostre città attraverso misure poliziesche”.
Sebbene all’articolo 4 il decreto elenchi tra gli obiettivi “l’eliminazione dei fattori della marginalità“, nel testo non vi sono strumenti di questo tipo, ma troviamo numerosi strumenti per allontanare dai centri urbani chi già è emarginato.
“La soluzione della marginalità viene rimandata a politiche che potrebbero iniziare a funzionare fra uno, dieci o vent’anni – sottolinea Marcon – mentre le misure concrete entrano in vigore domani”.

L’articolo 9 del decreto, inoltre, dà facoltà ai sindaci di creare zone off-limits per poveri e disperati: dai musei alle aree archeologiche, dai luoghi di interesse turistico ai parchi pubblici, dalle stazioni alle scuole. L’obiettivo, dunque, è quello di nascondere e spingere fuori dalle zone del profitto coloro che rappresentano la contraddizione del disagio. Il disegno che è emerge è quello volto a creare città da cartolina, dove gli emarginati non sono ammessi.
L’inserimento delle università e delle scuole come luoghi sensibili è avvenuto alla Camera con un emendamento. La modifica sembra pensata su misura per la situazione della biblioteca di Italianistica in via Zamboni 36, oggetto di scontri e polemiche nelle settimane scorse.

Il testo approvato, però, rivela un paradosso molto eloquente come spiega lo stesso Marcon. “I poveri non potranno stare vicino alle scuole perché disturbano – sottolinea il capogruppo di SI – invece le slot machine sì. Ricordo che la proposta dell’ex ministro Balduzzi di imporre una distanza di almeno 500 metri dalle scuole per postazioni del gioco d’azzardo, che generano ludopatia e spesso vengono gestite dalla criminalità organizzata, fu derubricata, mentre è stato approvato l’emendamento che allontana i poveri dalle scuole”.