Anche se gridavano «molto più di Zan», l’affossamento del ddl al Senato ha rappresentato un duro colpo per il movimento lgbtq ed istintiva fu la reazione che porto migliaia di persone in piazza per manifestare sdegno contro una classe politica scollegata dal mondo reale anche a proposito di un tema grave come l’omolesbobitranfobia.
Ora che il ddl Zan è stato ripresentato in Senato, a Bologna tornano gli Stati Genderali, nei quali attiviste e attivisti di tutta Italia si ritroveranno a discutere nelle giornate del 14 e 15 maggio.

Gli Stati Genderali “accompagnano” il ritorno in aula del Ddl Zan

Quello a Bologna sarà il secondo appuntamento degli Stati Genderali, la comunità lbgtqia+ & disability si era già data appuntamento a Roma nel dicembre scorso. «Gli Stati Genderali nascono dalla volontà di dare una risposta al dibattito che, ancora una volta, si è incentrato sui nostri corpi senza prendere veramente in considerazione le istanze portate dai movimenti e dalle associazioni», racconta ai nostri microfoni Anna Uras.
In particolare, nel primo appuntamento è emersa la volontà di rispondere alla contrapposizione fittizia che spesso viene agitata tra i diritti sociali e quelli civili. «Ad esempio anche le persone queer lavorano – osserva Uras – Quindi vogliamo rovesciare questo tipo di narrazione, riconoscendo che il partito che ha promosso il ddl Zan l’ha utilizzato per distrarre dal fatto che le sue politiche sul lavoro sono, di fatto, contro chi lavora».

Le strumentalizzazioni dei corpi delle persone lgbtqia+ & disability, dunque, verranno prese in esame durante l’appuntamento bolognese, al punto che si cercherà di dare vita ad una «piattaforma condivisa di istanze che rappresentino il limite definitivo ai giochi politici sui nostri corpi», si legge nel comunicato di lancio dell’iniziativa.
Nella due-giorni intensa nei locali dell’università in via Berti Pichat 6, dove si svolgerà l’iniziativa, ci sarà spazio per assemblee plenarie con attiviste e attivisti di tutta Italia, ma anche tavoli di lavoro. In particolare, verranno raccolte le esperienze di erogazione di servizi, di pratiche di lotta e di interlocuzione con le istituzioni verificando gli ostacoli che i movimenti incontrano per superarli su un piano locale e nazionale. Ma si cercheranno anche formule comuni per «intervenire collettivamente nel dibattito condotto su di noi, ma senza di noi, a partire dalla ripresa della discussione parlamentare del Ddl Zan».

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ANNA URAS: