Un recente articolo scientifico, pubblicato dalla rivista scientifica Lancet, pone l’accento sulla salute orale come indicatore sociale di qualità della vita ed evidenzia la necessità di porre fine all’incuria della salute orale a livello globale. Da questa premessa, che vede un legame profondo fra condizioni sociali e sanitarie, nasce il progetto dell’associazione “Ambulatorio Odontoiatrico Solidale”. L’obiettivo è quello di rispondere ad una realtà sociale grave: in Emilia-Romagna, ed a Bologna più in particolare, sono sempre più le persone che non possono accedere alle cure odontoiatriche del Sistema Sanitario Pubblico.

Ambulatorio odontoiatrico solidale: il crowdfunding

Il progetto, concepito da Gabriela Piana, docente Unibo e presidente dell’associazione, nasce dalla collaborazione fra pubblico e privato: non solo la facoltà di Odontoiatria dell’Unibo, le Cucine Popolari e il Comune di Bologna, ma anche la cittadinanza sarà protagonista della sua realizzazione, attraverso un crowdfunding di 150.000 euro, già lanciato sul sito. Questi fondi saranno necessari per l’edificazione dell’ambulatorio, il cui progetto architettonico è stato affidato all’architetto Mario Cucinella: macchinari e strumentazioni sono infatti già stati recuperati.

In questo senso, il sindaco Matteo Lepore e l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi hanno lanciato un appello di solidarietà. «La cultura della solidarietà ha un futuro», ha affermato Lepore, che vuole coronare il proposito di Bologna come la città “più progressista del mondo”. In particolare, il rapporto che si è instaurato fra l’associazione e il Comune è di garanzia: di uno spazio, nel quale edificare l’ambulatorio, e di fondi, nel caso in cui la raccolta non raggiunga il suo obiettivo.

L’unica certezza sullo spazio, ancora da definire, è che sarà collocato al Pilastro, nel quartiere San Donato: una posizione periferica che appare sicuramente strategica, se considerata nella premessa di una coincidenza fra condizioni sociali ed accesso alla sanità. Il tentativo è quello di ampliare quella rete che durante il Covid, a partire dai quartieri, aveva contribuito a creare consapevolezza sociale e solidarietà cittadina.
Il progetto si promette tuttavia di allargare questa rete diffusa, rivolgendola anche ai non residenti, in risposta ad una questione migratoria sempre più importante: proprio per questo, l’ambulatorio verrà gestito interamente su base volontaria.

Al momento, il team è composto da una ventina di odontoiatri, a cui in futuro si affiancheranno, come sottolinea Lorenzo Breschi, coordinatore corso di laurea in Odontoiatria e protesi dentale, gli studenti tirocinanti: «L’obiettivo è far acquisire a questi giovani conoscenze all’interno di un percorso di crescita professionale e umano; alcuni di loro, in futuro, potranno scegliere di continuare a collaborare con l’ambulatorio».

«L’idea – si legge sul sito dell’associazione – è creare una sorta di ‘centro culturale’, dove si possano curare le persone, ma anche formarle a una corretta attenzione non solo alla salute orale ma anche alla salute generale, fornendo loro informazioni su una corretta igiene orale domiciliare, su un’alimentazione e su stili di vita sani. E, ancora, dove si possano trattare altre tematiche mediche, con il contributo di specialisti, rivolgendosi in particolare alle donna, anche in gravidanza, e ai bambini». Non solo cure dentistiche, dunque: attraverso progetti avviati nelle scuole elementari, nei consultori e nella vita cittadina, l’ambulatorio vuole porsi come spazio di costruzione sociale.

Francesco Manera