“Enough not enough”, ovvero “abbastanza non abbastanza” – anche se la traduzione in italiano, in questo caso, è davvero riduttiva: questo è lo slogan della 53esima edizione del Santarcangelo Festival, che quest’anno ospiterà dal 7 al 16 luglio 40 personalità internazionali tra performer, gruppi e compagnie.
Il programma del festival e i temi centrali delle esibizioni
«La frase in inglese ha più significati e interpretazioni della traduzione in italiano», spiega il direttore artistico Tomasz Kirénczuk. «Riguarda questo momento nella storia in cui da un lato sono tante le cose che sono “troppo”, con il capitalismo neo-liberalista e la costante necessità di lavorare, dall’altro ci sono tantissime cose che ci mancano: la cura, la sensibilità, la libertà, gli spazi di condivisione». Il titolo del festival gioca quindi sull’ambiguità tra la consapevolezza di non poter fare di più e la sensazione di non fare abbastanza, configurandosi come un invito agli spettatori a chiedersi cosa abbiano in più, cosa manchi loro e cosa vogliano cambiare: perché, aggiunge il diretto artistico, «Il mondo in cui viviamo non è quello che vogliamo, e il punto di partenza per questo cambiamento viene dal basso, non dall’alto».
In continuità con l’anno scorso, le performance proposte all’interno del festival toccano temi come femminismo, anticapitalismo, queerness e prospettive postcoloniali. Quest’anno, racconta Kirénczuk, uno degli argomenti portanti sarà soprattutto il corpo: dunque corpo come strumento per lavorare, ma anche come strumento di cui bisogna prendersi cura, spesso non conforme alla narrazione dominante, con un passato e con il bisogno fisiologico di entrare in contatto con le altre persone. È un richiamo verso un’immagine collettiva del futuro, apertamente politica.
Il programma del festival si snoda in una sola, canonica settimana in cui le arti performative occupano lo spazio urbano della città di Santarcangelo di Romagna, ma prevede fino a 96 repliche delle performance proposte. Tra i nomi spiccano Rebecca Chaillon, per la prima volta in Italia con lo spettacolo Whitewashing – che porta in scena l’atto politico di schiarimento della pelle –, Julian Hetzel, che immagina professioniste africane che ricevono acqua in cambio di lacrime, e Cote Jaña Zuñiga, che con The Guxxi Fabrika coinvolge il pubblico nella creazione di oggetti senza un apparente valore. Anche quest’anno, infine, tornerà Cristina Kristal Rizzo, che riproporrà Paso Doble, uno dei pilastri del percorso artistico della dancemaker.
Il programma completo del festival è consultabile qui.
ASCOLTA L’INTERVISTA CON TOMASZ KIRENCZUK:
Chiara Scipiotti