Dopo la protesta dei lavoratori dell’aeroporto civile di Pisa, che si sono rifiutati di imbarcare su un volo armi spacciate per aiuti umanitari verso l’Ucraina, il prossimo 31 marzo tornano a scioperare i portuali di Genova. L’annuncio è stato dato dal Calp (Collettivo autonomo lavoratori portuali), che nel 2019 fa si erano resi protagonisti del blocco del porto per impedire alla nave Bahri Yambu di caricare materiale bellico destinato all’Arabia Saudita, Paese impegnato nella guerra in Yemen.
«Vogliamo rendere impossibile inviare armi – osserva ai nostri microfoni Rosario del Calp – perché la pace non si fa inviando armi».

Guerra in Ucraina, i portuali di Genova tornano a mobilitarsi

Lo sciopero del 31 marzo è stato lanciato dal Coordinamento Lavoratori portuali Usb e prevede un’astensione dal lavoro di 24 ore nel porto della Superba, con un presidio dalle 6.00 della mattina al Ponte Etiopia, in Lungomare Capena, e dalle 10.30 un’assemblea operaia presso il Cap di via Albertazzi.
«Noi siamo impegnati contro tutte le guerre – afferma Rosario – Anche quelle in Medio Oriente di cui non parla nessuno, così come siamo per l’accoglienza di tutti i profughi, di tutte le persone che scappano da tutte le guerre».

Nel capoluogo ligure, dunque, la mobilitazione della settimana prossima proseguirà un’opposizione alla guerra che è cominciata anni fa e che è anche incorsa nella repressione. Per la protesta del 2019 cinque attivisti e portuali di Genova sono finiti sotto inchiesta con accuse gravissime, come l’associazione a delinquere e l’attentato alla sicurezza dei trasporti, insieme ad imputazioni curiose, come l’accensione di fumogeni.
«Io sono uno di quei cinque – rivela l’esponente del Calp – ma io sono a posto con la mia coscienza. Mi accusano di associazione a delinquere per cosa? Per essere contro la guerra, quando ci sono leggi e la Costituzione stessa che vengono costantemente bypassate».

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