Venerdì 2 dicembre, in tutta Italia, andrà in scena lo sciopero generale nazionale proclamato dai sindacati di base. L’astensione dal lavoro precede la manifestazione nazionale, che si terrà invece sabato 3, e si svolgerà su base territoriale. A Bologna l’appuntamento è per le 10.00 in piazza XX settembre, dove convergeranno lavoratrici e lavoratori di Federazione Cobas, Sgb, SiCobas, Usb e Usi-Cit.
Sono undici i punti della piattaforma rivendicativa, sia sindacali che sociali, a cui ne vanno aggiunti ulteriori tre di opposizione ad altrettanti temi.

Le rivendicazioni dello sciopero generale dei sindacati di base

Lo sciopero generale del sindacalismo di base mette al primo punto il rinnovo dei contratti e l’aumento dei salari con adeguamento automatico al costo della vita e con recupero dell’inflazione reale, la vecchia “scala mobile”. Un passo per ottenere ciò è contenuto nella richiesta di introduzione per legge del salario minimo di 12 euro l’ora.
Sempre sul versante lavorativo, i sindacati chiedono la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, ma anche di fermare le stragi di lavoratori, introducendo il reato di omicidio sul lavoro.
Vi è inoltre un punto che attiene alla democrazia sindacale, con la difesa del diritto di sciopero e il riconoscimento a tutte le organizzazioni di base dei diritti minimi e dell’agibilità sindacale in tutti i luoghi di lavoro.

Un secondo capitolo riguarda il carovita e l’inflazione. Da un lato i sindacati di base chiedono la cancellazione degli aumenti delle tariffe dei servizi e dell’energia, il congelamento e un calmiere dei prezzi dei beni primari e dei combustibili, l’incameramento degli extra-ricavi maturati dalle imprese petrolifere, di gas e carburanti.
Sempre sul versante energetico i sindacati di base scioperano per una nuova politica energetica che utilizzi le fonti rinnovabili, senza ricorrere a nucleare e rigassificatori.

Anche la guerra in Ucraina e il riarmo rientrano nella piattaforma dell’agitazione, con la richiesta di un blocco delle spese militari e dell’invio di armi in Ucraina, da sostituire con investimenti economici per la scuola, per la sanità pubblica, per i trasporti, per il salario garantito per disoccupati e sottoccupati.
Sempre per la scuola si chiede di fermare quella che viene definita una “controriforma” e di cancellare l’alternanza scuola-lavoro e gli stage gestiti dai centri di formazione professionale pubblici e privati.

Per il diritto all’abitare si chiede il rilancio di un nuovo piano strutturale di edilizia residenziale pubblica che preveda anche il riuso del patrimonio pubblico attualmente in disuso, a beneficio dei settori popolari e dei lavoratori.
Mentre per la parità di genere si reclamano l’aumento delle risorse a favore dell’autodeterminazione, la tutela della salute delle donne e per combattere discriminazioni, oppressione nel lavoro, nella famiglia e nella società.

Infine i tre punti di opposizione all’esistente, come le privatizzazioni e il sistema di appalti/subappalti rafforzati dal Ddl Concorrenza, che attaccano gli interessi collettivi a vantaggio di imprese e speculatori; l’Autonomia Differenziata che disgrega il Paese e allarga le differenze sociali tra territori; la guerra e l’economia di guerra, vera sciagura umana e sociale per i popoli ed i lavoratori.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MASSIMO BETTI (SGB) E FABIO PERRETTA (USB):

ASCOLTA L’INTERVISTA A NICOLETTA FRABBONI (COBAS) E LUCIANO NICOLINI (USI-CIT):