Lo scorso 23 maggio lavoratori del pubblico e del privato sociale sono scesi in piazza per rivendicare una maggior attenzione dell’amministrazione verso i servizi di pubblica utilità, verso chi ci lavora. La mobilitazione è stata indetta da Fp – CGIL Bologna. Siamo alla vigilia della gara d’appalto sui servizi extrascolastici del comune di Bologna (Centri Anni Verdi, Centri di Aggregazione Giovanile, Educativa di strada). Stiamo parlando di servizi fondamentali nell’opera di prevenzione del disagio giovanile, basta sfogliare le pagine di cronaca di un qualsiasi giornale locale per capirne l’essenzialità. Quante risorse vorrà investire il comune nella qualità di questi servizi e in quella di chi ci lavora? Che la qualità delle condizioni di chi lavora sia proporzionale alla qualità del servizio che produce è cosa risaputa, si smetterà dunque di sacrificare le ore di back office, di progettazione, di elaborazione, sull’altare del pensiero unico del dio bilancio? Sono domande che poniamo anche e soprattutto agli amministratori che hanno firmato, con tanto di visibilità pubblica, i referendum della CGIL contro il “lavoro povero”.
Dalle testimonianze che abbiamo raccolto in corteo sono emersi alcuni temi ricorrenti: la necessità di un freno alle politiche di esternalizzazione dei servizi, la denuncia di una carenza ormai cronica dell’organico dei dipendenti comunali, il riconoscimento dell’inquadramento contrattuale corretto per gli educatori, più in generale la difesa del servizio pubblico e la richiesta di dirottare almeno parte della cura e degli investimenti che l’amministrazione dispone per confezionare immagini e brand efficaci, per migliorare e ampliare gli interventi esistenti sul territorio, anche a risposta delle nuove criticità emerse in città in epoca recente.
Con Marco Iacono, Segretario Politiche Contrattuali Fp CGIL Bologna e Federica Rossi, delegata CGIL coop Il Quadrifoglio, abbiamo commentato le testimonianze dal corteo e provato a immaginare possibili scenari futuri per i servizi territoriali.