È un gesto altamente simbolico, ma che ha emozionato gli stessi attivisti di Mediterranea. La ong la settimana scorsa è partita proprio da Bologna con una missione umanitaria per portare aiuti alle popolazioni ucraine colpite dalla guerra e per portare in salvo profughi. Ma all’interno della missione c’è stato spazio anche per la cultura, in particolare la consegna di 30 libri per ragazzi di autori ucraini che oggi sono stati donati alla Bologna Children’s Book Fair.
Ne abbiamo parlato con Detjon Begaj, consigliere comunale di Coalizione Civica che ha preso parte alla missione.

I libri ucraini alla Bologna Children’s Book Fair

È stato l’Ukrainian Book Institute a raccogliere, tra mille difficoltà, i libri per ragazzi donati poi alla fiera internazionale in corso a Bologna. «C’erano problemi logistici con le spedizioni – racconta ai nostri microfoni Begaj – e i libri non riuscivano ad uscire dal Paese». Per questa ragione si è “approfittato” della missione di Mediterranea che, oltre che presso i campi profughi in Polonia è stata anche a Leopoli, per la consegna di uno scatolone.
«È stata Sofia Cheliak dell’istituto a consegnarci i libri di persona – continua il consigliere comunale – arrivando in taxi a pochi minuti dal coprifuoco».

Un gesto simbolico, dunque, che secondo Begaj accende anche i riflettori sul tema della cultura negata dalla guerra stessa. «I monumenti della città sono coperti per proteggerli dagli attacchi dei razzi – racconta il consigliere comunale – Nella città si cerca di vivere una normalità, ma per arrivarci ci sono molti checkpoint, dei jersey, delle trincee e dei sistemi di difesa per impedire l’attacco della città».
Leopoli si trova nell’ovest del Paese e non è assediata come altre città ucraine. «La mattina del nostro arrivo però è stato bombardato l’aeroporto alle porte della città», racconta Begaj.

Capoluogo di regione, Leopoli è una città di 700mila abitanti, che attualmente però ospita 200mila sfollati. Si stima che dall’inizio del conflitto dalla città siano già transitati 3 milioni di persone in fuga dalla guerra.
Nella sua missione, Mediterranea ha portato aiuti, soprattutto medicinali, ma ha riportato in Italia anche 177 persone che fuggivano dalla guerra. Tra queste ci sono soprattutto donne e bambini, ma anche uomini. Come anticipato prima della partenza, Mediterranea non ha fatto distinzioni tra profughi e quelli messi in salvo sono di sette diverse nazionalità: ucraini, russi, uzbeki, ecuadoriani, colombiani, georgiani e due italiani.

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