Il chitarrista Tom Morello, ex colonna dei Rage Against the Machine, l’ha definita «la canzone più Rage Against the Machine dai tempi dei Rage Against the Machine». Ma nel gioco delle affinità non si possono non evocare i Public Enemy, in particolare visto il genere musicale dell’autore.
Stiamo parlando di “Hind’s hall”, il nuovo singolo di Macklemore uscito pochi giorni fa, che già sta facendo discutere e parlare di sè in tutto il globo.
Macklemore con la sua “Hind’s hall” scrive un inno alle proteste per Gaza
La canzone colpisce soprattutto per la sua grande attualità, dal momento che racconta le proteste nei campus universitari per chiedere il cessate il fuoco a Gaza.
I testi sembrano scritti ieri e soprattutto suonano come un inno delle proteste stesse, smontando gli attacchi, le critiche e le argomentazioni utilizzate contro studentesse e studenti che si sono accampati nelle università. L’efficacia del brano si manifesta fin dalla prima strofa, quando Macklemore canta: «Cosa c’è di minaccioso nel disinvestire e nel volere la pace? Il problema non sono le proteste, è ciò per cui protestano: va contro ciò che il nostro paese sovvenziona».
Il riferimento è proprio alle rivendicazioni e alle richieste del movimento studentesco per la Palestina.
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Il rapper, tuttavia, non si ferma alle proteste, ma entra nel merito anche del conflitto a Gaza, della sua storia e di ciò a cui abbiamo assistito dal 7 ottobre ad oggi. In particolare, quando Macklemore canta «Potete pagare Meta, a me no» il riferimento sembra essere al progetto Nimbus, un accordo tra lo Stato di Israele e le principali multinazionali di internet e dei social media per oscurare i contenuti palestinesi e promuovere quelli israeliani.
O ancora, i versi in cui dice «Abbiamo visto le macerie, gli edifici, le madri e i bambini e tutti gli uomini che avete ucciso e poi vediamo come rigirate le cose. Chi ha il diritto a difendere e chi ha il diritto alla resistenza?» insistono sul doppiopesismo dell’Occidente in materia di violazione dei diritti umani.
E poi ancora: riferibenti alla Nakba, alla colonizzazione, a Rafah, un attacco alle «mani insanguinate» di Biden, al suprematismo bianco che non anima solo i fanatici di estrema destra, ma anche le logiche di governi sedicenti moderati, un immancabile «Fuck the police», fino alla richiesta esplicita di un cessate il fuoco.
Un brano indigesto, dunque, all’Occidente stesso, prima che a Israele e reso ancor più fastidioso dal fatto che il ricavato verrà devoluto all’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa) che diversi Stati occidentali hanno deciso di definanziare.