Il Comune di Bologna è pronto a vendere il 10,73% delle azioni della multiutility Hera, pari a 7 milioni di azioni, con la prospettiva di rimpinguare le casse di Palazzo d’Accursio con circa 14 milioni di euro. Secondo Andrea Caselli, del Comitato Acqua Bene Comune, “fare cassa vendendo asset dell’amministrazione pubblica è la scorciatoia più veloce”.

Hera: Pronta la vendita delle azioni

La notizia che il Comune di Bologna sarebbe pronto a fare cassa attraverso la vendita di un pacchetto di azioni Hera ha sollevato parecchie perplessità e preoccupazioni. Palazzo d’Accursio ha intenzione di mettere sul mercato il 10,73% delle azioni della multiutility: 7 milioni di azioni che dovrebbero garantire un introito di 14 milioni per le casse del Comune. I sindacati hanno storto il naso per non essere stati informati della decisione dell’amministrazione, prevista senza che venisse concordata con le sigle sindacali. Il sindaco, Virginio Merola, aveva replicato che le azioni di Hera in questione non fanno parte del 51% di proprietà del Comune, ma sono azioni libere dal patto di sindacato.

È solo la vendita di un altro pezzo di Hera – è il commento di Andrea Caselli, del comitato Aqua Bene Comune dell’Emilia Romagna – siamo contrari a quello che è un processo di liquidazione del patrimonio pubblico, patrimonio che ha che fare con le aziende di gestione del patrimonio idrico”. Secondo Caselli, “si usa come giustificazione la crisi finanziaria e la situazione disastrosa in cui versano i bilanci comunali, e quindi fare cassa vendendo asset dell’amministrazione pubblica risulta la scorciatoia più veloce”. Una scorciatoia il cui sentiero sarebbe quindi indicato dal fiscal compact e dal patto di bilancio a cui sono assoggettati gli enti locali: “il fatto di mettere in difficoltà i Comuni ha un obiettivo preciso – sostiene Caselli – quello dell’alienazione della proprietà pubblica, un invito ai Comuni a risolvere i problemi finanziari attraverso le privatizzazioni“.

La strada alternativa indicata invece dal comitato Acqua Bene Comune è chiara: “noi diciamo di cambiare completamente la prospettiva, entrando in un meccanismo di ripubblicizzazione. L’acqua – aggiunge Caselli – dovrebbe essere ripubblicizzata, come è stato detto dal referendum del 2011 e quindi tornare a dare in mano la gestione di un servizio idrico alle comunità locali”.

Andrea Perolino