Capolavori bolognesi, trenta opere provenienti dalla “Sala Bologna” dei Musei Capitolini di Roma, esposti negli ambienti carracceschi di Palazzo Fava una selezione di quadri della scuola felsinea, un atteso ritorno.
La mostra a Palazzo Fava
L’importanza di Bologna nello Stato Pontificio tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo è di notevole rilevanza, in diverse espressioni, compresa quella artistica, tanto è che il cardinale Giulio Sacchetti acquista da Bologna una serie di capolavori di inestimabile valore. Sono oltre trenta opere che ritornano nella città d’origine, i protagonisti sono dei grandi maestri come Guido Reni, con dieci opere che testimoniano i suoi vari percorsi ed evoluzioni nel tardo manierismo, i Carracci Annibale e Ludovico, Domenichino, Denys Calvaert, Sisto Badalocchio, Francesco Albani, sono alcuni degli autori dei capolavori in mostra a Palazzo Fava.
Consolidato il rapporto tra Bologna e Roma all’epoca, con la crescita della Scuola Felsinea, diversi furono i mecenati e i committenti di alto livello a interessarsi con grande attenzione a molte di queste opere. Nella prima metà del settecento, papa Benedetto XIV Lambertini, bolognese, fondò la Pinacoteca Capitolina e raccolse le opere collezionate e acquistate dal Cardinale Giulio Sacchetti, presente come Legato Ponteficio a Bologna nel triennio 1637-1640, queste opere in occasione del restauro della Sala Bologna, torneranno in sede natale.
Unicità e originalità assoluta, visitare una mostra d’arte, allestita negli ambienti di un palazzo storico, decorato dai medesimi autori delle opere temporaneamente esposte alle pareti, è il caso della mostra allestita a Palazzo Fava. Raccolte nelle sale affrescate dai Carracci e da altri protagonisti della scuola bolognese del tardo ‘500, la collezione capitolina delle loro opere e dei loro seguaci che in queste sale si formarono, come “il Divino Guido” (solo Raffaello, oltre a Reni ebbe questo appellativo) l’autore, come già citavo, più rappresentato dell’esposizione.
La mostra è curata da Sergio Guarino, Curatore storico dell’arte della Pinacoteca Capitolina.
Occasione unica di fruire di un’unica composizione fra contenitore e contenuto, entrambi facenti parte dello stesso contesto artistico, storico e culturale.
Da non perdere, il percorso e l’evoluzione stilistica di Guido Reni, che nella seconda parte di carriera si allontana come disilluso, da un barocco classicheggiante e si abbandona a un “minimalismo” che lascerà motivo di approfondimento nella storia dell’arte, negli anni a venire.
Guido Reni e i Carracci, un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dai musei capitolini, fino al 13 marzo 2016 a Palazzo Fava – Bologna.
William Piana