L’invasione russa dell’Ucraina prosegue ormai da cinque giorni. Le truppe di Mosca, penetrate dalla Crimea a sud, dalle repubbliche separatiste ad est e dalla Bielorussia a nord, cingono ormai d’assedio la capitale Kiev, e come si alza il livello dello scontro crescono le vittime. Già 352 civili, di cui 14 bambini, sarebbero morti nel corso dell’invasione stando alle cifre diffuse dal Ministero dell’Interno ucraino, mentre l’alto commissariato Onu per i rifugati parla di 368mila persone in fuga.

Guerra in Ucraina: paura per la guerra nucleare

Notizie inquetanti arrivano anche al di fuori dei confini della nazione invasa. Il Cremlino nella giornata di ieri ha messo in allerta il sistema difensivo atomico della Russia. Non ancora il dito sul bottone della bomba nucleare, ma sicuramente un inquetante passo verso il peggior scenario di tutti – quello della guerra atomica. Dall’altro lato del fronte l’Europa ha annunciato l’invio di armi, munizioni e altra strumentazione militare in aiuto all’esercito ucraino. Una decisione condivisa anche dal governo italiano, che già aveva contribuito con «aiuti non letali» e che oggi si prepara a presentare in Consiglio dei Ministri un decreto con il via libera alla donazione di missili anticarro ed antiaerei, munizioni, mitragliatrici. Anche la presenza italiana in est Europa si rafforza, con l’invio di 1350 uomini in Lettonia, Romania e nel mediterraneo orientale.

Se ne è parlato poco, ma è storica la decisione del cancelliere tedesco Scholz di iniziare un ambizioso piano di riarmio della Germania. Il governo guidato da socialdemocratici, verdi e liberali metterà subito a disposizione dell’esercito 100 miliardi di euro, e si impegna a spendere almeno il 2% del Pil annuo nella difesa – una scelta presa dalla Nato già nel 2014 ma sempre disattesa dalla Germania. Anche l’acquisto di droni armati, fin’ora escluso dai vertici politici tedeschi, è ora nelle intenzioni di Scholz. La Germania, dopo lo schock della seconda guerra mondiale, ha sempre tenuto una linea di grande prudenza in ambito militare. L’invasione russa dell’Ucraina è diventata anche la causa o l’occasione per il riarmo di Berlino.

«Per arrivare alla guerra nucleare servono una serie di passaggi» ci dice Francesco Virgnanca, coordinatore della Rete Italiana Pace e Disarmo «la scelta di Putin di allertare l’arsenale atomico, unita a quella dell’alleato bielorusso che con un referendum è uscito dalla no-nuke zone che aveva in costituzione, rappresenta un passo verso l’escalation. Certo che siamo ancora di fronte ad una mossa di confronto, un tentativo di portare ad un piano superiore il negoziato. Ma l’unico modo di essere sicuri è fermare l’escalation, non rispondere con altre mosse bellicose».

E i trattati sul controllo delle armi nucleari? «Quegli accordi hanno avuto il merito di bloccare l’espansione delle armi nucleare, ma non hanno portato al disarmo come si sperava. E altri trattati storici sono stati stracciati di recente: l’Iran-Deal, l’accordo con l’Iran, e l’INF, il trattato sulle forze intermedie che proteggeva l’Europa, cancellato da Trump e Putin».

«Anche l’invio di armi all’Ucraina da parte dell’Europa è un problema, stiamo tornando indietro di trent’anni» continua Virgnanca «esiste un trattato firmato da tutti i paesi europei che vieta l’invio di armi in zone di guerra. Non siamo in un film in cui dai la pistola al buono e quello spara a tutti i cattivi, le armi peggiorano solo la situazione. Il riarmo della Germania, poi, è in controndenza con quanto fatto da Berlino fin’ora. Si dice si vis pace para bellum, se vuoi la pace prepara la guerra, ma negli ultimi anni le spese militari sono cresciute del 90%, la Nato già ora spende 18 volte più della Russia in difesa, eppure la guerra la abbiamo lo stesso. Se vuoi la pace, prepara la pace».

ASCOLTA L’INTERVISTA A FRANCESCO VIGNARCA:

Lorenzo Tecleme