C’è chi è fuggito da Kiev dopo i primi bombardamenti, raggiungendo con mezzi di fortuna il vicino confine polacco. C’è chi si è imbarcato in un viaggio ancora più difficoltoso, raggiungendo la Romania. Ad aiutarli le Caritas ucraine e polacche, i medici che li avevano in cura negli ospedali – quando ancora gli ospedali potevano funzionare – e, dall’altro capo d’Europa, il Policlino Sant’Orsola con regione Emilia Romagna e l’Associazione Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica di Bologna. Sono le storie di quattro giovanissimi profughi ucraini, tre pazienti oncologici ed uno affetto da altra patologia, appena arrivati nel capoluogo emiliano. A dare la notizia è lo stesso ospedale in una conferenza stampa che ha visto intervenire lassessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna, Raffaele Donini, la direttrice dell’associazione AGEOP Ricerca Odv, Francesca Testoni, e i primari dei reparti nei quali i giovani sono stati accolti.

Invasione russa in Ucraina: quattro giovani profughi ucraini a Bologna per ricevere cure per il cancro

La più piccola del gruppo ha appena 17 mesi ed un tumore maligno. Doveva essere operata il primo marzo a Kiev. Poi è arrivata la guerra e tutto è cambiato. Ora è in cura a Bologna, e qua avrà le cure di cui necessita. Sorte simile per la più grande, 21 anni, unica maggiorenne, arrivata in Italia dopo un viaggio accidentato e con un cancro al bacino.

Sono quasi 7000 i profughi ucraini arrivati in Emilia Romagna a partire dall’inizio dell’invasione russa. Pochi sono malati, ma a tutti sta venendo fornita una tessera sanitaria provvisoria che gli permetterà di accedere al Servizio Sanitario Nazionale al pari di qualunque cittadino.

«I corridoio umanitari si sono chiusi quasi subito» dice Francesca Testoni di AGEOP. «Noi abbiamo ricevuto le richieste d’aiuto per questi giovani da parte dei medici ucraini che li avevano in cura e coi quali già eravamo in contatto. Sono tutte persone scappate con mezzi propri, in viaggi pericolosissimi, in un contesto in cui sulle ambulanze si fa il tiro al bersaglio e sui convogli si bombarda».

«Abbiamo i nomi di altri cinque bambini che non riusciamo a far uscire, e questo è motivo di grande angoscia per noi» continua Testoni «ma sappiamo che ci sono almeno altri 1500 bambini oncologici bloccati sul territorio ucraino. Senza una mediazione è difficile pensare possano essere evacuati».

Mentre i combattimenti si intensificano rendendo più difficile la fuga dei civili, anche per chi raggiunge i confini dell’Unione Europea non è sempre facile avere asilo e cure adeguate. Uno dei problemi che sottolinea l’AGEOP è la mancanza di documenti dei minori ucraini – normalmente dotati del solo certificato di nascita – che impedisce di imbarcarli sugli aerei di linea. «Bisognerà fare pressione sulle compagnie aree» dicono dall’associazione.

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Lorenzo Tecleme