Ad ormai un anno dall’inizio della guerra in Ucraina le posizioni delle parti in campo si vanno irrigidendo e l’escalation è una minaccia sempre più vicina. In questa direzione vanno, ad esempio, le dichiarazioni del presidente russo Vladimir Putin, che ieri ha annunciato la volontà di sospendere il Trattato Start, con cui Usa e l’allora Urss, poi la Russia, si impegnarono negli anni ’90 a non produrre più di 6mila testate nucleari e 1600 missili balistici.
Anche da parte Nato non arrivano segnali distensivi e nella sua visita a sorpresa a Kiev, il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato nuovi aiuti militari all’Ucraina.

Il pacifismo inascoltato in tempo di pace, dileggiato in tempo di guerra

L’unica forza in campo che in questi dodici mesi è uscita dallo schema dell’escalation è stata quella del pacifismo. Una posizione che, fin dai primi giorni dopo l’inizio del conflitto, è stata dileggiata, mistificata, addirittura accusata di tradimento o fiancheggiamento da parte dei principali media mainstream.
È dal disagio nel vedere come le ragioni nobili, profonde, e le pratiche del pacifismo venivano trattate in Italia che nasce “Guerra alla guerra. Guida alle idee e alle pratiche del pacifismo italiano” (Laterza), il libro del giornalista Matteo Pucciarelli uscito pochi giorni fa.

Ai nostri microfoni l’autore ripercorre proprio quei momenti: «Si diceva o si dice: i pacifisti non esistono più, oppure se c’erano, erano fiancheggiatori di Putin. Era esattamente questo doppio binario che tendeva a deligittimare completamente un pensiero politico che invece è profondo».
Per il giornalista il problema di fondo è che, in tempo di pace o di quiete apparente, le lotte o le denunce che fanno i pacifisti vengono totalmente ignorate, mentre appena scoppia la guerra il pacifista diventa immediatamente il traditore o il fiancheggiatore del nemico.

Eppure il pacifismo è mosso da pensieri che, in teoria, sono nel patrimonio comune attraverso la Costituzione. Di qui l’idea del libro che, come si evince dal sottotitolo, passa in rassegna le pratiche e le tappe salienti della storia del pacifismo italiano.
«La storia non è fatta solo di guerre – sottolinea Pucciarelli – ma anche di vite salvate. Si dovrebbe cominciare a rivedere la storia anche attraverso i gesti e le azioni che hanno risparmiato del sangue».
E tra questi, Pucciarelli annovera l’operato di Emergency, quello della Comunità di Sant’Egidio, ma anche i Beati i costruttori di pace o Un ponte per. «Sono tutte associazioni che vanno in giro per il mondo ad aiutare laddove ci sono guerra e odio e provano non solo attraverso l’aiuto materiale, ma anche con percorsi di riconoscimento reciproco, di costruire la pace».

Non sono solo le associazioni cattoliche ad avere la prerogativa del pacifismo, ma esistono ancora tante altre realtà afferenti al mondo della sinistra. «Bisognerebbe ricordare che la storia della sinistra è anzitutto una storia di “guerra alla guerra” – evidenzia Pucciarelli – Fin dalla prima Internazionale, i socialisti avevano capito che la guerra è sbagliata per il semplice motivo che i sovrani e i potenti mandano ad essere carne da macello proletari e operai di Paesi diversi, che quindi si uccidevano tra loro lasciando di base intatto lo status quo».
Il giornalista, quindi, ricorda che la storia della sinistra è una storia di ricerca della pace, senza dimenticare la lotta per il progresso e l’uguaglianza, che assume forme ben diverse dalla guerra.

Dall’inizio della guerra in Ucraina e al netto di alcuni tentativi di taroccamento, tutti i sondaggi che chiedevano l’opinione degli italiani sul conflitto hanno visto prevalere nettamente le posizioni pacifiste.
È un segnale che quel patrimonio culturale e storico si è sedimentato nella coscienza collettiva ma, sottolinea Pucciarelli, ha dovuto scontrarsi con l’indifferenza della politica. «Gli anni passati, con i conflitti che ci sono stati, hanno dimostrato che purtroppo tu puoi portare in piazza uno, due o tre milioni di persone contro la guerra, ma poi alla fine chi deve decidere lo fa a prescindere da queste manifestazioni». Inevitabilmente ciò ha prodotto sconforto.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MATTEO PUCCIARELLI: