L’occupazione simbolica di Piazza Affari a Milano, lo scorso 30 settembre, da parte del movimento Fridays for Future ci dice molte cose. Anzitutto è una risposta concreta a chi guarda ai giovani manifestanti con tenerezza, sostenendo che manifestare contro i cambiamenti climatici è una moda e poco più. Le nuove generazioni, al contrario, hanno piena consapevolezza del problema e nella loro mobilitazione sono andati al cuore della questione: il business e i profitti.
È esattamente il nostro modello di sviluppo a rappresentare l’ostacolo più grande alla transizione ecologica e la pressione delle lobby del fossile sui governi è ciò che ha rallentato finora l’inizio del cambiamento.

Green Deal europeo: transizione ecologica o «bla bla bla»

Il primo vero banco di prova per vedere quanto gli Stati europei sono succubi del mercato fossile o quanto invece sono intenzionati a lavorare per salvare il pianeta e i suoi abitanti sarà il Green Deal, l’accordo europeo che ha l’obiettivo di rendere l’Ue il primo continente carbon neutral entro il 2050, ma con una tappa fondamentale fissata al 2030 del taglio del 55% delle emissioni.
Sono 600 i miliardi – dei 1800 complessivi stanziati per il Next Generation Eu – che vengono messi in campo tra i Paesi membri per compiere la transizione ecologica e raggiungere gli obiettivi. E quella che sta per cominciare sarà una vera e propria battaglia legislativa, perché i Paesi membri dovranno recepire le direttive in 14 punti che riguardano altrettanti settori ed azioni.

«Per raggiungere gli obiettivi del Green Deal servono soldi e regole chiare», commenta ai nostri microfoni Monica Frassoni, ex parlamentare europea dei Verdi e presidente della European Alliance to save Energy, che ha partecipato ad un incontro durante il Festival di Internazionale a Ferrara.
Frassoni individua in rinnovabili ed efficienza energetica le due strade da perseguire, ma «evidentemente non è ancora molto chiaro nella testa dei governi».
Anzitutto del governo italiano, di cui non si conosce la reale posizione e su cosa vada a negoziare in sede europea. Sebbene nell’esecutivo esista il Ministero della Transizione ecologica, l’Italia è una sostenitrice del gas, che non è considerabile una fonte fossile né pulita.

«Il governo Draghi non è un governo ecologista», afferma l’ex parlamentare verde commentando la condotta dell’esecutivo italiano. Se è vero quanto il premier ha affermato in risposta a Greta Thunberg, cioè che il «bla bla bla» – evocato dalla giovane attivista per descrivere le promesse vuote della politica – serve in realtà a persuadere le persone della necessità di una vera e propria svolta ecologica, alle parole, però, devono seguire i fatti, che per il momento non si vedono in Italia.
Ma neanche in molti altri contesti europei, al punto che più che un’unione, sembrano esserci diverse Europe che si muovono a velocità e in direzioni diverse.

Frassoni sottolinea anche come le discussioni sul tema dei cambiamenti climatici si fossilizzino solo su dei particolari senza tenere insieme il quadro d’insieme. Ora si parla di auto elettriche, che sono virtuose a patto che l’energia per alimentarla non sia prodotta col carbone come in Cina, ora si parla di idrogeno, che non può rappresentare una soluzione ma resterebbe una fonte marginale.
Proprio attorno all’idrogeno si è alimentata una discussione perché le modalità della sua produzione possono utilizzare diverse fonti. Da un lato c’è l’idrogeno verde, prodotto con energia rinnovabile, dall’altro l’idrogeno blu, prodotto attraverso l’utilizzo di fonti fossili, quindi inutile per il raggiungimento degli obiettivi.

«C’è questa idea che la transizione ecologica costa troppo – sottolinea Frassoni – Il problema è che la non transizione costa molto di più. La discussione è molto inquinata».
Occorre dunque fare chiarezza attorno a questi temi, ma ancora di più i governi devono dimostrare che ai buoni propositi faranno seguire i fatti. Il Green Deal sarà proprio l’occasione per vedere chi fa green washing e chi, invece, ha intenzioni serie, chi fa «bla bla bla» e chi vorrà impegnarsi per scongiurare il disastro climatico.

ASCOLTA L’INTERVISTA A MONICA FRASSONI: