Il muro contro muro tra Grecia e Ue ha segnato ancora un nulla di fatto nella riunione dell’Eurogruppo di ieri. Atene ritiene inaccettabile l’estensione del programma di austerità. Un nuovo incontro è previsto per venerdì, ma intanto il tempo stringe.
Il secondo incontro dell’Eurogruppo sulla crisi greca si è risolto ancora una volta con un nulla di fatto. Nonostante le voci ottimistiche su un possibile accordo già nella riunione di ieri la trattativa è fallita, e tra Grecia e Ue è muro contro muro. Il documento presentato dall’Eurogruppo è stato infatti giudicato “assurdo e inaccettabile” da Atene, non disposta ad accettare un’estensione di sei mesi del programma di aiuti e di austerità della Troika non in linea con il mandato elettorale del governo di Tsipras. Dall’Europa arriva così un ultimatum alla Grecia: pochi giorni per accettare o meno il piano di rientro del debito dei ministri europei dell’economia e delle finanze, quel pacchetto di aiuti in scadenza il 28 febbraio.
La bozza del documento presentata al governo greco prevede la rinuncia ad “atti unilaterali” e, di fatto, la rinuncia a governare se non sotto la stretta sorveglianza della Troika. L’estensione del programma impone precisi impegni su questioni fondamentali in tema di politica fiscale, privatizzazioni, mercato del lavoro, settore finanziario, pensioni. Come spiega inoltre Giacomo Bracci, economista e fondatore del gruppo di studio “Economia per i cittadini”, “la strada che propone l’Ue e il Fmi è un rilancio degli investimenti, anche esteri, che porti la Grecia a crescere come paese esportatore. Cosa che invece molti economisti ritengono impossibile vista la situazione europea, e soprattutto insufficiente per risolvere la crisi umanitaria, per la quale serve un aumento dei salari e dei consumi”.
Una nuova riunione dell’Eurogruppo è stata convocata per venerdì 20 febbraio. “Se non ci saranno accordi entro venerdì la Grecia non potrà reperire più i fondi presso i mercati finanziari – spiega Giacomo Bracci – secondo i calcoli degli economisti se la Grecia non rinnoverà gli accordi con l’Europa sarà costretta a finanziare un deficit di bilancio pari a 13 miliardi, senza avere il finanziamento per le proprie banche da parte della Bce. Se poi non riesce a raggiungere gli avanzi primari potrebbe non essere più in grado di pagare gli interessi sul debito pubblico“.
La strada sembra essere in salita, e per Atene il primo nemico è il tempo. “Penso che un accordo sarà raggiunto e potrebbe essere un mix delle due posizioni – ipotizza Bracci – probabile che Tsipras accetti alcuni punti del memorandum come quello delle privatizzazioni e riesca a strappare altri punti come quello della diminuzione dell’avanzo di bilancio che il paese deve rispettare ogni anno”. In attesa di capire se le posizioni dei falchi dell’austerity europei si ammorbidiranno nei prossimi giorni, il ministro delle finanze greco Varoufakis si dice ottimista: “Non ho dubbi che i negoziati continueranno domani e non ho dubbi che ci sarà un accordo che sarà terapeutico per la Grecia e buono per l’Europa”.