Quella tra la Grecia e la Troika appare sempre più come una partita a poker, fatta di bluff, rilanci e carte sul tavolo. La trattativa va avanti ad oltranza. Per il giornalista Checchino Antonini servirebbe uno sciopero generale dei popoli europei, perché la solidarietà espressa alla Grecia, in realtà, è espressa a noi stessi.
Rilanci e bluff, carte sul tavolo e nuovi round. La questione greca appare sempre più come una partita a poker tra un piccolo giocatore indebitato, il Paese ellenico appunto, e l’Eurogruppo che vorrebbe essere al tempo stesso il giocatore vincente e il mazziere.
Le mosse degli ultimi giorni, sia del governo Tsipras che dell’Eurogruppo, testimoniano come la partita tra Atene e l’Europa non sia chiusa, nonostante gli spauracchi e le sentenze diffuse a mezzo stampa.
Il referendum proclamato dal governo ellenico per il 5 luglio ha aperto una nuova fase della trattativa e ieri, giorno di una delle tante scadenze del rimborso degli aiuti al Fondo Monetario Internazionale, si è giocato un nuovo round.
La Grecia non ha pagato al Fmi l’1,7 miliardi che doveva restituire, diventando quindi ufficialmente insolvente. Nel frattempo, però, il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker ha riaperto alla possibilità di un accordo con Atene, chiedendo però a Tsipras di spingere per il sì al referendum.
Una mossa che, in realtà, ha smascherato almeno in parte il bluff dell’Eurogruppo, a cui non giova veramente il default della Grecia.
Il premier greco, da parte sua, ha rilanciato con una contro-proposta, chiedendo altri due anni di aiuti del Fondo Salva Stati e la ristrutturazione del debito.
Schizofrenico, invece, l’atteggiamento di un altro giocatore: la Germania. Sulle agenzie di stampa di ieri, infatti, la cancelliera Angela Merkel sembrava talora lasciare le porte aperte, talora chiuderle in modo brusco. La risposta definitiva, infine, sembra essere quella del voler andare a mettere le carte sul tavolo e vedere se Tsipras sarà obbediente al punto da portare alla vittoria del sì al referendum.
A chiudere la giornata è stata una videoconferenza tra i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo, vertice aggiornato a questa mattina.
Sui giornali, intanto, appaiono rumors sulla possibile cancellazione del referendum da parte dello stesso governo greco, ma occorre capire quanto siano voci fondate e quanto, invece, una delle tante manifestazioni della propaganda pro-austerity che riempiono i media italiani ed europei.
“Questa vicenda è contraddistinta anche da molta rappresentazione mediatica – osserva ai nostri microfoni il giornalista Checchino Antonini – Si sta scoprendo che l’obiettivo delle misure di austerity non è il risanamento dei conti pubblici greci, dal momento che ormai tutti hanno capito come si siano rivelate fallimentari”.
In gioco, in realtà, c’è il modello di Europa, l’organizzazione del lavoro, delle pensioni, della scuola, la proprietà delle aziende pubbliche. Un modello ferocemente neo-liberista che ha trovato la strada spianata in Paesi come l’Italia, ma che in Grecia ha trovato l’ostacolo rappresentato da Syriza.
Per Antonini, la discussione al momento segna una fase favorevole per la sinistra greca per rilanciare il tema col quale ha vinto le elezioni, ovvero un diverso modello socio-economico e la messa in discussione della trappola del debito.
Sarebbe quindi fondamentale che tutti i cittadini europei si mobilitassero in questa fase delicata. “Magari con uno sciopero generale – propone Antonini – dal momento che la solidarietà espressa alla Grecia, in realtà, è la solidarietà espressa a noi stessi”.