I contagi da Covid-19 nel Regno Unito continuano a salire: solo oggi i nuovi casi sono 45.140. È già il quinto giorno di seguito che i numeri dei contagiati sono sopra quota 40.000.

Covid, in Gran Bretagna i contagi salgono sopra i 45mila. Ora si guarda ai mesi invernali

Si tratta del picco più alto da metà luglio e, per ora, Boris Johnson ha annunciato che se il sistema sanitario del Paese regge si manterrà la linea, in vigore dal 19 luglio, del “nessuna restrizione”. In Gran Bretagna, infatti, non c’è nessun obbligo di indossare mascherine al chiuso, né è richiesto il distanziamento, né il green pass. Si vive, insomma, come se il Covid non ci fosse.

«Sicuramente il +15% di casi solo nell’ultima settimana fa preoccupare – racconta la giornalista Antonella Zangaro corrispondente dal Regno Unito per Il Giornale – Nelle ultime 48 ore i morti per Covid sono stati 57 che significa l’8,5% in più di decessi rispetto alle settimane precedenti».

D’altra parte, però, la copertura vaccinale con prima dose è salita a quota 86% per chi ha più di dodici anni, mentre il 79% ha anche la seconda dose di vaccino.
«Come annunciato dal Primo ministro e dal Ministro della salute, che lo ha affiancato per la comunicazione della gestione della pandemia nei mesi invernali, si prosegue con il “piano A”. Ovvero, finché il sistema sanitario è in grado di reggere, in grado cioè di garantire cure e ospedalizzazioni le misure adottate al momento non cambieranno. Il parametro scelto non è il numero dei decessi e dei casi, ma la capacità di gestione da parte del sistema sanitario nazionale» aggiunge la corrispondente Zangaro.

Insomma la Gran Bretagna si dimostra, ancora una volta, interessata soprattutto a non limitare le libertà personali, nel segno di una tradizione e di un approccio culturale diverso rispetto a quello di altri Stati europei.

«Nel caso in cui il sistema nazionale non riuscisse a fornire trattamenti e ospedalizzazioni a sufficienza, allora entrerebbe in azione il “piano B” che prevede, questo sì, il restringimento delle libertà personali, come l’obbligo dell’uso della mascherina la chiuso», spiega la giornalista Antonella Zangaro.

In questi giorni a suscitare polemica, soprattutto, è stato il basso numero di medici di base disponibili: una carenza che pesa sui pronto soccorso, perché manca il primo filtro tra paziente e sistema sanitario.
«In primo luogo, c’è un crollo del personale del sistema sanitario a causa del rientro di professionisti nel loro Paese di origine a causa della Brexit. Inoltre c’è poca disponibilità dei medici di base a visitare i pazienti: l’uso è quello di gestire i casi per telefono e spesso questi si riversano nel pronto soccorso».


Medea Calzana

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