Ci saranno anche gli Inti Illimani, storico gruppo di dissidenti cileni, in piazza Maggiore, sabato prossimo, per la nuova manifestazione contro la guerra in Ucraina chiamata dal Portico della Pace. Continuano, dunque, le mobilitazioni a Bologna contro la guerra in Ucraina e continuano con parole forti che, al netto di incidenti, vengono ribadite: no alla guerra, no all’invio di armi.
L’obiettivo è quello di riempire nuovamente la piazza bolognese, ma anche e soprattutto quello di farsi ascoltare dai decisori politici, in modo da scongiurare quello che viene definito un «inverno nucleare» in cui il nostro continente rischia di scivolare.

Sabato il Portico della Pace in piazza con gli Inti Illimani

«Siamo ancora qui: perché dicono che la voce del Movimento per la pace è ancora troppo debole». È con queste parole che il Portico della Pace di Bologna annuncia sui social la nuova manifestazione prevista per il 12 marzo. Una manifestazione che solo temporalmente coincidera con l’appuntamento di Eurocities, che in Italia si svolgerà a Firenze, sotto l’egida del sindaco Dario Nardella.
«La nostra piattaforma è un po’ più chiara, un po’ più schietta», osserva ai nostri microfoni Alberto Zucchero, uno degli organizzatori della manifestazione bolognese.

«La voce dei pacifisti è la voce dei cittadini italiani – sottolinea il Portico della Pace – I Centri di ricerca indicano che l’80% degli italiani è contro il sostegno militare alla guerra, oltre il 90% per fermare gli armamenti nucleari. Non è qualche invasato utopista: è la nostra voce di cittadini e persone comuni, i nostri politici e governanti ci devono ascoltare».
Di qui i contenuti della piattaforma bolognese, che appaiono quelli di un pacifismo radicale: «Non esiste soluzione militare, cessate il fuoco, ci sia spazio soltanto per un negoziato che porti alla pace, nella tutela indivisibile degli interessi di Kiev e di Mosca».

Quanto all’invio di armi, deciso anche dal governo e avallato dal Parlamento italiano, i pacifisti insistono: «non porta pace, ma significa buttare benzina nell’incendio; allungare in modo drammatico il conflitto, come insegnano Afghanistan, Iraq, Siria; allargare il bagno di sangue degli Ucraini; esporre l’Italia e altri Stati come Paesi belligeranti, con un allargamento incontrollabile del conflitto; avvicinare irrimediabilmente l’ora delle bombe atomiche e dell’inverno nucleare del Continente».

Zucchero interviene anche su quello che è accaduto durante la fiaccolata della settimana scorsa, quando un manifestante ha passato sul palco a Gianni Morandi un cartello che invocava l’intervento della Nato. «Non siamo professionisti della piazza – spiega il pacifista – C’è stato un attimo di distrazione e qualcuno ha aproffitato per passare quel cartello. È stato un incidente, noi non ci riconosciamo in quello che c’era scritto».
Cionostante, il Portico della Pace vuole raccogliere più persone e realtà possibili, anche con diverse sensibilità, perché «non è il momento di giocare ai distinguo».

Dopo il cantante di Monghidoro, sul palco della manifestazione saliranno questa volta gli Inti Illimani e un altro gruppo che per il momento l’organizzazione non rivela perché non è ancora arrivata la conferma ufficiale.

ASCOLTA L’INTERVISTA AD ALBERTO ZUCCHERO: